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martedì 26 giugno 2018

UN AMORE DI PECE

Lo scrisse e lo descrisse
sopra fogli di antichi papiri
ed affinché chiunque sapesse
usò inchiostro di calamaro
che asciugò con i raggi del sole
e con il soffio dello scirocco.

Lo aveva visto germogliare
come gemma di rosa selvatica
fu allora che implorò il cielo
di modellare pioggia leggera
ed ancora, durante la notte
la carezza di una luna di fuoco.

Quanto mare, e quanta pianura
affrontarono i giovani merli
con il becco imbevuto di sale
e dell’immagine del suo profumo
che lui aveva chiuso in un otre
dal quale, robusto, seppe fuggire.

Sopra la sua veranda di vimini
si abbeverava con la rugiada
quella donna che parve un delirio
e dai capelli di tela di ragno
dove le stelle, come sull’altalena
dondolavano ed intanto ridevano.

Lei aspettava, nel frattempo pensava
parole, inchini e qualche bugia
e però era talmente bella
che ogni dolore le fu perdonato
e dato alle fiamme come ceralacca
si sciolse nell’aria dell’ultima sera.

Sicché lo scrisse e lo rimpianse
il suo amore fatto di pece
che partì ad incontrare le tenebre
diventando invisibile al cuore
che per rabbia annegò i propri battiti
dentro un freddo bicchiere di vino.

  N° 3403 - 26 giugno 2018

                                                    Il Custode

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