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lunedì 18 giugno 2018

L'ALBA SI TINSE DI VIOLA

E' stata una notte insonne
cullata dal canto del corvo
a pensare di te, o amore
rinchiusa dentro le segrete
aggredita da ratti voraci.

Sicché io invidio la luna
la sola che può accarezzare
la tua pelle di rosa e di latte
i tuoi capelli di tenebra antica
ed il viso da sempre bellissimo.

E medito, ti sogno e medito
come attraversare la valle
sopra il dorso del mio destriero
e dopo, in agguato nel bosco
aspettare il momento propizio.

Ed il tempo è trascorso veloce
tanto che non me ne sono accorto
mentre il cielo, dapprima oscuro
adesso viene squarciato dall’eco
della litania di subdoli monaci.

I soldati, quegli sgherri infami
ti trascinano verso la pira
mentre l’alba si tinge del viola
del sole nascente, del mio livore
nel vederti trattata come una bestia.

Sul cavallo io scendo la collina
supero il fossato e dopo il portone
spada sguainata quanto il coraggio
muoiono gli uomini sotto i miei colpi
ch’io possa liberarti dalla prigionia.

Tu ora sei mia, o sublime amore
pronta a seguirmi oltre il castello
la gente strepita per la mattanza
qualcuno impreca ed inveisce
ma io ascolto le tue dolci labbra.

Ed ecco, lo vedo il tuo aguzzino
il vescovo in piedi sopra lo scranno
giusto ad un tiro dalla balestra
allora il dardo sibila nell’aria
dopo si incastra nella sua gola.

Egli non potrà più maledirti
né accusarti di stregoneria
ed umiliarti davanti ai villani
dopo avere ferito il tuo corpo
ancorché la tua stupenda anima.

Siamo distanti, o mio unico amore
e protetti dalle alte montagne
sotto le stelle e le falene
dove la notte sarà ancore insonne
ma questa volta per i nostri sospiri.

  N° 3399 - 18 giugno 2018

                                                       Il Custode

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