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venerdì 29 giugno 2018

CAMMINO LA CENERE

Cammino la cenere
con i piedi impregnati
di benzina e di sangue
ed il fiammifero prossimo
a scottarmi le dita.

Ma se mai mi cadesse
sarebbe il vento a decidere
la mia vita, la morte
io, in balìa delle fiamme
oppure deluso al suolo.

E però adesso inciampo
col muso dentro la polvere
ed i capelli ingrigiscono
per l’età, per la fuliggine
che la mia anima inghiotte.

Dove sarà mai la fine
di questo sentiero soffice
che annerisce la pelle?
Se io ritrovassi la bussola
saprei la mia direzione.

Ma giro in tondo
nell’attesa del tuono
esso spaventerà i corvi
che mi rubano il pane
racchiuso nel mio fazzoletto.

Pare un residuo d’inferno
questa coltre di ardesia
vomitata dalla notte tiepida
eppure fredda come il dolore
come un bacio di luna.

Ma stramaledetta, la pioggia
che rende tutto poltiglia!
Nel frattempo io affondo
in questa melma argillosa
che penetra le mie narici.

Comunque non è così
che intendevo morire
e siccome io sono ateo
non posso nemmeno imprecare
oppure insultare l’Iddio.

Non vedo più nulla
come se io fossi una talpa
e sotto le zolle e le radici
l’acqua ha un sapore cattivo
di stagnante e di metallo.

Sicché aspetterò qui
il respiro che si fa muto
non sapendo chi ascolterebbe
il trambusto dei miei pensieri
nell’oblio che reca all’ignoto.

  N° 3404 - 27 giugno 2018

                                                         Il Custode

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