Era tutto
scritto
quella miserabile devastazione
profonda dentro i tuoi occhi
non concedeva alcun alibi
e però io me ne nutrivo
attratto dalla tua disperazione.
La rassegnazione della dipartita
una ineluttabile condizione di delirio
io l’avevo già vissuta in passato
ed ora, drogato da quella sensazione
la cercavo sulle tue labbra
nel sussurro del tuo cuore perduto.
so comunque che eri bellissima
così pallida come appena risorta
e misantropa, quasi un frutto di Dio
tu sapevi di essere bellissima
ma il destino non ti apparteneva.
Un fiore di
marmo sopra il tuo petto
serrate le ciglia di filo spinato
ma troppo deboli le mie mani
per appoggiarsi sulle tue guance
il tuo violento sospiro di odio
le avrebbe tenute molto distanti.
Ho il
calamaio, la penna d’oca
disegnerò le tue ultime parole
lettere gotiche e inchiostro di sangue
e la fragranza delle tue lacrime
le piegherò dentro la tasca
al riparo dal tuo amore malato.
N° 3024 - 11 ottobre 2015
Il Custode
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