Zolfo…e dopo
zolle di terra
e radici di viole selvatiche
io, cresciuto a tenebre e fango
a fatica mi abituo alla luce.
Esco fuori ed
annuso l’aria
sono secoli che non mi nutro
ma non conosco questi sentieri
e potrei perdermi in un istante.
Il cielo è
plumbeo, così le nuvole
chi può vivere in un simile inferno?
E però io non mi posso fermare
devo trovare cibo e speranza.
Da lontano il
fumo si alza
fuoriesce da stranissime torri
vedo rottami di vetro e metallo
al di là della recinzione sfondata.
Nessun suono,
nessuna parola
un solo cane che urina in un canto
cosa ne è stato dell’umanità intera?
Forse è oramai giunta all’apocalisse.
Fiamme che non
paiono estinguersi
chi può sognare in un simile inferno?
Io ho percorso già molte miglia
senza scorgere ombre né spettri.
La foresta è
diventata deserto
il deserto è sommerso dal mare
io raggiungo un’immensa distesa
popolata da scheletri e cenere.
Questo posto a
me non piace
ha il lezzo del delirio latente
sono da solo…certo questo lo accetto
ma non vedo nessuno da uccidere.
Sotto i piedi
soltanto ruggine
chi può sperare in un simile inferno?
Io, mio malgrado, sono un non-morto
perduto in una landa di cadaveri.
N° 3023 - 9 ottobre 2015
Il Custode
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