come cera di candela
che arde e mi brucia
e lascia sulla mia pelle
solchi profondi e roventi
cicatrici in putrefazione
che non guariscono mai.
Tu sei il
grido del tuono
giunto per farmi impazzire
io, con le mani proteggo
le orecchie che sanguinano
ma la tua voce si insinua
e scardina le mie difese
ne fa poltiglia poi cenere.
Sei la morte e
la rinascita
e la morte che torna ancora
un supplizio inarrestabile
che io non riesco a sfuggire
dannazione della mia anima
giusto ad un passo dal baratro
e sotto mi attende l’inferno.
N° 3035 - 27 ottobre 2015
Il Custode
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