Forse fu
l’amore per la notte
o il desiderio di solitudine
che l’anima mescolò le sue carte
e scelse di essere tenebra.
Là, dove non
vi era nulla
lo guidavano i propri pensieri
per camminare senza incespicare
dentro il nucleo del colore nero.
Alcune volte,
come distratte scintille
le risa di stelle e le schegge di dolore
scivolavano sulla sua maglietta
e si aggrappavano alla cinta borchiata.
Si dice che la
anziana luna
lo adorasse da molto tempo
in quell’uomo vedeva se stessa
quando non aveva rughe e crateri.
La prima volta
che la calpestarono
fu paziente come una madre
poi comprese di dovere emigrare
e lo fece nello sguardo di lui.
La fragranza
della salsedine
si inerpicava su per gli anfibi
e nascosta tra i mille anelli
osservava le sue ciglia lunghissime.
Si racconta
che egli nacque dal mare
e sfuggì al regime di Atlantide
era solo come una conchiglia malata
ed era così che voleva morire.
Ma il
crepuscolo era il preludio
al regno che egli aveva edificato
per ritornare come minuscolo feto
dentro l’utero del colore nero.
N° 3012 - 26 settembre 2015
Il Custode
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