che smuove le ragnatele
ed il disappunto del ragno
pare una danza nevrotica.
Una scheggia
di timida luce
trancia il pavimento di marmo
ed invade come un germe cattivo
ogni anfratto della galleria.
All’interno
delle armature
l’alone ed il lezzo mortale
dei cavalieri uccisi e sepolti
a causa della loro tracotanza.
Restano, come
sentinelle ai muri
rifugio di polvere e di ratti
mentre rimbalza tra le pareti
la eco di un antico lamento.
Si appoggia
sulle balaustre
il crepuscolo filtrato dai vetri
è solo un’ombra, ma pare malvagia
mentre percorre la galleria.
Distante
qualcuno si muove
veloce, quasi fosse una serpe
dopo si ferma ed inizia a fissarmi
lo sguardo è simile ad un graffio.
Adesso è
dentro i miei occhi
ed è l’ultima cosa che vedo
lo spettro di un grande amore
che amore non è mai stato.
N° 3031 - 22 ottobre 2015
Il Custode
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