Ti amerei
quanto si ama il delirio
col passo lento e indeciso
del condannato al patibolo
perché dentro i tuoi occhi vuoti
io rivedo la mia solitudine.
Sei vizio e
incombenza
e masochistico desiderio
le mie vibrisse incontro alla notte
poiché ha il tuo stesso profumo
la tua fragranza stagnante
del muschio aggrappato allo scoglio.
Ma io
divorerei
quelle tue labbra di gelo
preludio ad un lungo inverno
lo stesso che nel mio cuore
ha dato frutti e cristalli
ognuno con la tua immagine.
N° 3018 - 4 ottobre 2015
Il Custode
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