Abito i sogni
perduti
dentro un deserto di lacrime
ed i granchi e la salsedine
si divertono sulla mia pelle
io li scaccio come zanzare
oramai sazie delle mie carni.
Le ginocchia
sono sbucciate
da tutti quegli anni trascorsi
a supplicare il tuo misero amore
finché d’improvviso, le mie ali
hanno cominciato a vibrare
a rammentarmi che fui un demone.
Quale che sia
il mio destino
è distante dal tuo sorriso
io l’ho raccontato alla fata
quel mio dolore stupido e inutile
nel mentre lei si sollazzava
con il naso del suo burattino.
Dopo ho
sbirciato all’esterno
c’era il cielo oltre le sbarre
nuvole e lucciole volevano entrare
nella mia cella minuscola
e qualcuno dallo spioncino
mi spiava e rideva di me.
La camicia
stringeva la schiena
ed io pensavo pensieri distratti
mi ricordo un castello di sabbia
la marea ne abbatteva le mura
io ero là, sulla torre più alta
prigioniero del tuo fottuto addio.
Venne un lampo
giusto negli occhi
e raggiunse la mente allo sbando
e qualcuno dallo spioncino
mi sta spiando e forse piange per me
che oramai senza più le tue labbra
diventai folle per non morirne.
N° 2994 - 3 settembre 2015
Il Custode
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