Babbo è
partito, è lontano
col fucile e le scarpe di cartone
quando scrive si lamenta del freddo
e racconta della candida neve
dove a volte si addormenta qualcuno
e pare non voglia svegliarsi mai più.
Ha un cappotto
di stoffa pesante
è così anche per il suo berretto
e però quando la tormenta infuria
nulla potrebbe riparalo dal gelo
solamente il caffè nella tazza
che lui sorseggia con parsimonia.
Io non so
quanto tempo è trascorso
dal suo ultimo bacio sulla mia fronte
sono troppo piccolo per contare i giorni
ma so che lui mi manca davvero
allora lo aspetto alla mia finestra
ed intanto osservo le stelle.
Sento gli
adulti parlare della guerra
sembra sia un posto dove muoiono tutti
io non credo a quelle parole cattive
e sono orgoglioso perché la maestra
mi dice che babbo è sul suolo russo
ed è un eroe siccome i suoi camerati.
…Eppure oggi è arrivata una lettera
con la ceralacca ed il fascio littorio
mamma l’ha letta con calma intensa
dopo le lacrime hanno rigato il suo viso
ed io, nascosto dietro la grossa tenda
ho pianto senza capirne il perché.
Io non so
quanto tempo è trascorso
da quando mamma veste solo di nero
sono troppo piccolo per imparare i colori
ed il significato che la gente dà loro
sicché nel frattempo io aspetto babbo
e lo chiamo da oltre le stelle.
N° 3003 - 12 settembre 2015
Il Custode
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