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domenica 31 maggio 2015

SABRA E SHATILA

Ed infine entrarono in città
quelle belve vomitate dal Libano
mentre nel cielo, dal campo di Sabra
si levavano le grida ed il fumo.

Qualcuno raccontò della strage
dei molti morti nelle fosse comuni
così tanti che io non lo credevo
fino a che non li rividi a Shatila.

I soldati dell’infame Israele
non fecero nulla per impedire l’eccidio
sicché i buoni cristiani libanesi
massacrarono le donne e gli anziani.

Quanti cadaveri, Signor Colonnello?
<<Ma io non so contare così tanto…>>
era il pretesto per non rispondere
né alla storia, né alla propria coscienza.

Ed i bambini, quei bambini innocenti
per quali colpe dovettero morire?
Tra le macerie ed oltre le fiamme
una litania che struggeva l’anima.

Era il lamento dei sopravvissuti
simili a zombie lungo le strade
alla ricerca dei cari perduti
con la speranza di trovarne i resti.

Ma furono davvero professionali
quelle belve vomitate dal Libano
nessuna pietà per i palestinesi
uccisi e oltraggiati a Sabra e Shatila.

  N° 2912 - 23 maggio 2015

                                                    Il Custode

sabato 30 maggio 2015

SCAVO

Scavo
e devo farlo in fretta
poiché sotto il sole rovente
il tuo corpo prende a marcire
la tua bellezza intrigante
si scioglie come la neve.

Perdonami
se ti ho colpita sul cuore
e con una tale violenza
però sentirti parlare
le tue parole di addio
mi dava davvero fastidio.

Sudo
gocce che dalla mia fronte
scivolano sopra le labbra
ed hanno un sapore salato
lo stesso di quelle lacrime
che hai pianto mentre morivi.

Pazzo
è questo che tu mi gridavi
intanto che io ti imploravo
e pazzo lo sono stato
quando ho creduto al tuo amore
che era soltanto menzogna.

Scavo
ai bordi di un grande albero
zolle di terra e radici di fiori
saranno il tuo nuovo giaciglio
e se germoglierai qualche cosa
non sarà altro che erba cattiva.

  N° 2911 - 22 maggio 2015

                                                    Il Custode

venerdì 29 maggio 2015

RACCONTO DELL'AQUILA E DELLA MARMOTTA

Raccontami ancora della marmotta
rapita dall’aquila del cielo immenso
imprigionata sulle vette innevate
da dove si vede l’intero mondo…”

Il manto lucente di quell’animale
si confondeva sul fondo del nido
ed ogni volta che tornava l’aquila
la marmotta pensava che fosse la fine.

Ma c’era qualcosa dentro lo sguardo
un rimorso struggente da stare male
sicché quel volatile sotto le piume
sentiva il suo cuore battere forte.

Era un dolore assai sconvolgente
molto più freddo del lago in inverno
e la marmotta restava in silenzio
ad osservare i pensieri dell’aquila.

La primavera tossì i suoi malanni
tanto che il sole si fece rovente
facendo sì che la neve sciogliesse
e come ruscello migrasse a valle.

Nel mentre il tempo trascorreva
e la marmotta piangeva i ricordi
<<Io sono qui, ed invecchio da sola
e non rammento l’odore della pianura>>.

Dentro un anfratto ascoltava l’aquila
si domandava come avrebbe reagito
rinchiusa distante dalle sue montagne
strappata ai luoghi da sempre amati.

Sicché ella attese la notte profonda
allorché la marmotta, triste e rassegnata
si addormentò cominciando a sognare
le bacche e i mirtilli e le conifere.

L’aquila la cinse fra le sue zampe
con delicatezza, come una madre
e si lasciò trasportare dal vento
oltre i monti e fino alla foresta.

Ed una foglia di abete davvero insolente
destò la marmotta che ancora sognava
si guardò intorno felice ed incredula
poiché d’improvviso era di nuovo libera.

  N° 2910 - 21 maggio 2015

                                                    Il Custode

giovedì 28 maggio 2015

UNA NOTTE

E accadde prima dell’alba
che io conobbi il tuo nome
luna assopita nella tarda estate
ululato di lupi sulla collina
gli spettri danzavano al fuoco
le stelle erano spettatrici estasiate.

Il corvo sopra la staccionata
leggeva un biglietto d’auguri
erano secoli dacché egli ti amava
ciononostante non smise di farlo
e ti teneva nascosta agli sguardi
delle lucertole e dei pipistrelli.

E però tu indossavi un profumo
più intrigante dello sguardo del cervo
il coleottero lo recò fra le antenne
fino alla grotta nella quale riposavo
io litigavo con l’orso ed il nibbio
e in un istante compresi di amarti.

Chiamai a raccolta le cavallette
la più robusta mi prese sul dorso
e mi condusse nel cielo notturno
oltre il fossato del tuo castello
erano secoli che il corvo ti amava
eppure avrebbe fatto a meno di te.

Una farfalla ti aveva descritta
lo aveva fatto con parsimonia
poiché la bellezza che decantava
era molto più vasta della pianura
e quando ti vidi mi mancò il fiato
il respiro quietò come vento morente.

Ti avevo dinnanzi ed eri il mio mondo
labbra di mora, pelle di morbido unguento
ed i tuoi capelli…oh, quale magia!
Ma nel momento in cui mi avvicinai
per baciarti come chi ama davvero
all’improvviso mi destai dal sogno.

  N° 2909 - 20 maggio 2015

                                                     Il Custode

mercoledì 27 maggio 2015

L'ORIZZONTE

Sicché fu la rabbia
e dopo il rancore
ed il cuore esausto
palpitava a singhiozzo
e però, all’orizzonte
le nubi si diradavano.

Chissà mai chi era
quella donna per caso
ma domandarselo adesso
non aveva alcun senso
tentare di ricordarla
comportava fatica e sudore.

Un respiro profondo
quasi a voler estirpare
il dolore dell’anima
intanto, con prepotenza
lontano all’orizzonte
il sole si faceva largo.

Certo non era felice
non lo era mai stato
per abitudine o per scelta
lo sguardo era di tenebra
egli provò a raccontarlo
lei non gli credette mai.

Fuga di glicine e polline
nel vento di primavera
alla finestra i rumori
tenevano l’amore distante
mentre all’orizzonte
la donna non c’era più.

  N° 2908 - 19 maggio 2015

                                                     Il Custode

martedì 26 maggio 2015

BELL'AMORE E DINTORNI

Lascia che io ti sfiori
o bell’amore
con un timido bacio
oppure una sottile carezza
sarà la luna a stabilire
ciò che la passione mi induce
poiché ti amo e ti voglio
ho bisogno di perdermi in te.

Il tuo profumo, la tua bellezza
io non rammento una tale estasi
più grande del contemplarti
più inebriante del percorrerti
come un’ape sul grande prato
tu sei l’unico fiore che vedo
il solo sopra il quale posarsi
sino al finire dei secoli.

Ed arriverà la notte
dopo saranno le tenebre
ma la luce dentro il tuo sguardo
mi conduce all’universo
ad una sola spanna dall’eden
dove soli, distanti dal Dio
tu sarai Eva, peccato mio originale
io il serpente sedotto da te.

Decidi tu il mio destino
o bell’amore
è scritto sulle tue labbra
è dipinto dentro i tuoi occhi
io mi arrendo alla mia debolezza
e mi fermo, ed attendo il tuo arrivo
nella quiete di questo cielo
oltre il filo dell’orizzonte lontano.

  N° 2907 - 18 maggio 2015

                                                    Il custode

lunedì 18 maggio 2015

VOGLIO ANDARE DOVE I TUOI OCCHI MI VEDONO

Non ho altra meta
non ho alcun desiderio
io, solo e svogliato
sopra la rupe più alta
scosto via le nuvole
e riesco ad osservare lontano.

L’orizzonte è bellissimo
ha sfumature e profumi
e sopra il manto del mare
accoglie vele e riflessi di sole.

Io, solo ed annoiato
chiamo i gabbiani per nome
ma dal mio bunker distante
non riesco a toccare la sabbia
si vocifera che sia rovente
come se fosse già estate.

Un geco ora si arrampica
sul costone della mia rupe
pare che debba dirmi qualcosa
e questo mi incuriosisce.

Allora io scendo la valle
da qualche parte ci sei
tra la salsedine e la battigia
tu sei un’ombra dentro la luce
io, solo e contrariato
ti devo baciare ancora.

Non ho alternative
per ritrovare un destino
sicché io voglio andare
dove i tuoi occhi mi vedono.

  N° 2906 - 17 maggio 2015

                                                    Il Custode

sabato 16 maggio 2015

LISA HA VISTO UNA STELLA

Lisa ha visto una stella
cadere in fondo al mare
ed annegare
allora si è tuffata
per riportarla alla vita
ma è notte ed è buio
e Lisa si è perduta
adesso è una polena
sul galeone di un corsaro
innamorato.

  N° 2905 - 16 maggio 2015

                                                    Il Custode

venerdì 15 maggio 2015

DI CENERE

Di cenere
il mio cuore si sfalda
e sparso sul tuo vestito
sembra darti molto fastidio.

Io ti chiedo del tempo
pochi secoli ancora
poi scorderò che ti amavo
ed il perché non lo so.

Ma tu scrolli le spalle
e quella minuscola polvere
si adagia sul pavimento
agonizzando durante il volo.

Impatta e infine si mescola
al liquido dentro una pozza
saliva che tu hai sputato
quale tuo ultimo affronto.

Lo scriverò sui miei polsi
col sangue di vene recise
questo tuo sguardo impietoso
che infilza il mio volto stanco.

Eppure io ti amo
è questa la mia pazzia
che se mai lo raccontassi
mi prenderebbero a calci.

Addio e per sempre
dal vuoto dentro il mio petto
io l’ho modellato per te
e tu lo hai ridotto in cenere.

  N° 2904 - 14 maggio 2015

                                                    Il Custode

giovedì 14 maggio 2015

IL LAGO

L’acqua del lago
è molto fredda e profonda
pare che sia il giaciglio perfetto
per la tua pelle di seta salata
per i tuoi sogni
oramai cristalli infranti
e tu sei foglia, tu sei ninfea
un fiore di loto diretto all’oceano.

Sei talmente bella
che dirlo sembra difficile
con il sorriso sotto le lacrime aride
chissà cosa vedi oltre le ombre?
Chissà quali voci ti stanno adulando?
La corrente ti reca dove vuoi essere
dove respiri profumi dolcissimi
e l’ultimo viaggio è una danza soave.

Libellule paiono volerti svegliare
e però, visto così
il tuo viso è incantevole
tu sei, forse, Ophelia che morì d’amore
oppure Elisa Day
che venne uccisa da un folle
e filtra la luce da oltre gli alberi
quasi che il sole ti voglia baciare.

Un unico fiore sopra il tuo grembo
mentre laggiù, sulla riva
si inchinano il salice e il pesco
tu avevi molti giorni ancora
giorni che non ti garbavano
avevi paure simili a spettri malvagi
ma non importa poiché tutto è finito
frattanto il lago si prende cura di te.

  N° 2903 - 13 maggio 2015

                                                     Il Custode

mercoledì 13 maggio 2015

NEL BOSCO DEL DEMONE

La bambina si è persa nel bosco
sul sentiero che odora di pioggia
tra le more, le bacche ed i faggi
e adesso non sa più tornare.

La sua veste è un ritocco di luna
sopra la pelle di morbido latte
a piedi scalzi e la chioma leggera
come se fosse il manto del corvo.

Il suo pianto scheggia i cespugli
desta un demone in esilio tra i castagni
ed il demone, come sa fare la brezza
scivola piano alle spalle di lei.

Ha un respiro di brezza rovente
che si poggia sul capo della bambina
e lei si volta, lo guarda e sorride
poi gli tende la mano e un bacio.

<I tuoi occhi hanno un buon profumo
di bontà e di immensa saggezza…>
una lacrima sulla guancia del demone
mai nessuna lo aveva visto così.

<Non importa cosa dicono gli uomini
la presunta malvagità che c’è in te
i tuoi occhi hanno un buon profumo
riflettono un’anima di splendida luce…>

Frattanto, nascosti in anfratti gelidi
pedofili ed orchi sono delusi
esseri ignobili nel buio profondo
non potranno artigliare la preda.

Ed il demone e la bambina
attraversano i rovi dopo le tenebre
mano nella mano, come chi si vuole bene
come chi si protegge a vicenda.

Passano la rupe dove sonnecchia il lupo
ed il laghetto di ninfee e di insetti
fino a dove ha principio il villaggio
fatto di rumori e di gente ignorante.

-Io non posso accompagnarti oltre
il mio posto è dove non c’è diffidenza…-
la bambina sa cosa egli intende
e si stringe con forza al suo petto.

Poi discende la strada verso casa
ancora un istante in direzione di lui
e lo saluta con uno sguardo dolcissimo
le sue labbra adesso formano un cuore.

E scompare nell’ombra, il demone
pedofili ed orchi sono adirati
nel suo letto, abbracciata all’orsetto
la bambina ora riprende a sognare.

  N° 2902 - 13 maggio 2015

                                            Il Custode

martedì 12 maggio 2015

UN GRANDE AMORE

Lei lo incontrò al crepuscolo
dentro una sera qualsiasi
mentre il cielo vomitava, incessante        
una tormenta di lucciole e neve
che lasciava esterrefatta
la primavera che si accingeva a brillare.

-Tu chi sei con il passo pesante
nel mio cuore e nella mia anima?-
“Non lo so e non mi importa saperlo
ciò che so io lo tengo per me
poiché il mio destino è morire
oltre il sole e le montagne ed i mari”.

E sotto una coltre di nuvole
lei lo guardò dentro lo sguardo
-Amami prima che te ne vada-
fu la supplica che disse la donna
e però egli rimase interdetto
non conoscendo ciò che lei invocava.

Distante, da dove io provengo
c’è un arcobaleno di lacrima e miele
io lo osservo e rimango estasiato
non rammento sensazione più bella
vorrei, certo, stringerti a me
ma non saprei da che parte iniziare”.

Allora lei raccolse il sorriso
e lo rinchiuse dentro il silenzio
solamente i suoi occhi parlavano
parole di pioggia e di tempesta
ed egli, nel timore di bagnarsi
si inoltrò oltre il muro di nebbia.

Poi la luna sussurrò qualche cosa
alle stelle assiepate ai suoi piedi
ma la donna fece una smorfia
ed un inchino da dama di corte
e mormorò infine: -Non fartene un cruccio
dopotutto non era che un grande amore-.

  N° 2901 - 11 maggio 2015

                                                   Il Custode

lunedì 11 maggio 2015

DURANTE LA PRIMA SERA

Ricordo
le luci che si chetarono
mentre i rumori dei campi
diventarono bisbigli discreti
e tutto accadde improvviso
durante quella prima sera.

Ricordo i grilli zittire
cicale che ci criticavano
intanto il mondo svaniva
ai confini dei nostri sguardi
e dentro i miei occhi restava
null’altro che la tua bellezza.

Ricordo la tiepida brezza
una carezza sui tuoi capelli
che come un oscuro mantello
scivolavano sulle mie spalle
sensazione di brivido e seta
che io non più vissuto.

Ricordo le tue pupille
marmotte in fuga dal mondo
che se io cominciai a baciarti
fu soltanto per vero amore
quello che non ho mai mentito
quello che non hai creduto.

Ricordo
eppure io non ebbi il tempo
di dimorare dentro il tuo cuore
sicché tu mi manchi, Salem
adesso che sei solo un frammento
impigliato nella mia anima.

  N° 2900 - 10 maggio 2015

                                                     Il Custode

domenica 10 maggio 2015

UN'ULTIMA CENA

“…Un’ultima cena
dopo qualcuno mi tradirà
e lo farà con un bacio
con un sorriso infingardo…”
e mentre lo disse, il profeta
pareva molto ebbro di vino.

Calò un silenzio assordante
pesante sopra i commensali
gli sguardi di estremo imbarazzo
pigiavano uno sull’altro
sicché tutti si domandarono
quale infame condannava il profeta.

Eppure, divertito in un canto
accanto alla sua meretrice
adesso taceva, il profeta
ed osservava gli astanti
che grondavano sudore e timore
rabbia e tacite accuse a vicenda.

Ma quando si spalancò l’uscio
ed ebbero ad entrare i soldati
il profeta diventò assai pallido
mentre ogni presente arretrò
tranne uno che adoperò un bacio
quale emblema del suo tradimento.

E con i ferri e con le catene
trascinato come bestia selvatica
il profeta rimase interdetto
poiché nulla di ciò che capitava
era frutto dell’immaginazione
frattanto ognuno lo rinnegava.

“…Un’ultima cena
dopo qualcuno mi tradirà
sarà la causa della mia dipartita
sulla collina e sopra la croce…”
e mentre lo pensava, il profeta
scoprì che accadeva davvero!

  N° 2899 - 9 maggio 2015

                                                   Il Custode

mercoledì 6 maggio 2015

ODE DI UN GATTO ALLA NOTTE

Ti amerò
disse il gatto alla notte
tanto e profondamente
quanto amo la magica luna
e sarai tutta dentro il mio sguardo
abituato a baciare le tenebre
mentre scosto via con le zampe
il crepuscolo che ti sbarra il cammino.

Così discreta e così misteriosa
tu dipingi la volta del cielo
sicché dentro i tuoi occhi di pece
adesso fai risaltare le stelle
che si chetano e tacciono
appoggiate sopra il tuo grembo
a contemplare le terre ed i mari
ad inseguire sogni e miraggi.

Ritto qui, sopra i comignoli
io sono un guerriero che vince
ed alzo il muso per assaggiarti
mi appago del tocco sottile
che il vento soffia e regala
alle mie vibrisse, al mio naso
lascio che distenda il sospiro
sul mio manto di oscuro velluto.

Di tetto in tetto
io salto per inseguirti
come io fossi un equilibrista
un saltimbanco dal medioevo
e ti ritrovo dentro una pozzanghera
dietro le luci dei lampioni invadenti
sotto il riflesso incantato
di questa magica luna.

Infine io mi nascondo
giusto per tenderti un agguato
ma tu mi avvolgi nel tuo mantello
io con un balzo ti sfioro le labbra
ed infine preparo le fusa
mi rendo ridicolo o forse buffo
ma il cuore palpita quando tu arrivi
come tempesta in cima all’oceano.

E scendo giù per le strade deserte
sono solo ma mi sento al sicuro
tu mi osservi, ammicchi e mi proteggi
e ti sento come madre e dopo moglie
oh, io lo so, sono un randagio
un sognatore senza fissa dimora
ma stretto ai tuoi fianchi dolci
io sento che la vita è pura poesia.

  N° 2898 - 6 maggio 2015

                                                  Il Custode