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giovedì 26 luglio 2018

UN CASTELLO

Il primo, insolente fulmine
ne illumina l’intera sagoma
ed esso, sulla cima del colle
appare creatura mostruosa
oscura e dagli occhi di fiamma
e l’anima di ghiaccio ed oblio.

Tuoni giù dal cielo di pece
quasi a voler coprire le grida
che echeggiano dalle segrete
forse di streghe ed eretici
e carni alla mercé del dolore
sotto i ferri degli aguzzini.

Le cornacchie ferme sui merli
come spietate sentinelle
mentre volano sotto la pioggia
pipistrelli dal ghigno satanico
ed io amo quel suono sinistro
delle loro ali dentro la notte.

Sicché io violo il castello
la nebbia posa sul pavimento
ed appoggiate alle pareti
le armature mi guardano passare
il loro sguardo è una tagliola
che si arrampica alle mie caviglie.

Adesso scendo nei sotterranei
e la discesa pare sia interminabile
non ho paura, e come potrei?
Con una torcia appesa al muro
io illumino il mio cammino
ovunque questo mi debba condurre.

Annuso l’acre odore di zolfo
le mie narici ne sono estasiate
nel sottosuolo di questo maniero
mi attende l’inferno coi suoi supplizi
e fiumi di fiamme alle mie spalle
lamenti e lacrime a me dinnanzi.

Appena entrato dentro la stanza
osservo i tavoli della tortura
e uomini e donne che agonizzano
non sono streghe, neppure eretici
bensì monaci e suore lascive
prossimi ad incontrare l’Iddio.

Il primo, insolente fulmine
illumina la sagoma del tetro castello
intanto io, molti metri più sotto
accolgo i dannati ed i peccatori
poiché il mio esilio è terminato
e finalmente sono tornato a casa!

  N° 3416 - 25 luglio 2018

                                                Il Custode

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