che ti recava ai miei
occhi
irto di rose e di spine
e di desideri mai
realizzati
che avevo scritto a
matita
sopra la sabbia bagnata.
Al grido del mio respiro
spesso tempesta e bonaccia
hai preso l’amore e sei
andata
e lo hai ponderato e
voluto
rendendo il mio oscuro
cielo
una tela senza alcuna
luna.
Io riavvolgo la mia clessidra
verso l’inizio dei tempi
quelli in cui tu restavi
sul filo che io tesi la
notte
giusto al principio del
sogno
e il sogno era il tuo
viso.
Torna e trancia di netto
le parole malvagie che
ho detto
per ferirti nel cuore e
nell’anima
e benché tu sia molto
lontana
io adesso ti supplico e
imploro
come se avessi bisogno
di te.
N° 3411 - 13 luglio 2018
Il Custode
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