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sabato 30 giugno 2018

FRAMMENTI DI UN PENSIERO

Scivola e rimane muto
veloce verso l’asfalto
e quando impatta il terreno
esplode in mille frammenti.

Ognuno è come un ricordo
che a causa della maccaia
si incolla alla sua mente
e si tramuta in un pensiero.

Immagini alla deriva
nell’oceano della sua pazzia
dove, nei fondali più bassi
si incaglia l’amore smarrito.

Dopo riconquista la vetta
inerpicandosi sulla battigia
sotto lo sguardo assopito
dei granchi e delle stelle marine.

Infine si guarda attorno
a cercare un passato distante
ma forse, per via della caduta
ahimè, non rammenta il suo nome.

E rimane impigliato al limbo
equilibrista dentro le tenebre
dove non è vita, neppure la morte
allora sceglie di essere il nulla.

  N° 3405 - 29 giugno 2018

                                                         Il Custode

venerdì 29 giugno 2018

CAMMINO LA CENERE

Cammino la cenere
con i piedi impregnati
di benzina e di sangue
ed il fiammifero prossimo
a scottarmi le dita.

Ma se mai mi cadesse
sarebbe il vento a decidere
la mia vita, la morte
io, in balìa delle fiamme
oppure deluso al suolo.

E però adesso inciampo
col muso dentro la polvere
ed i capelli ingrigiscono
per l’età, per la fuliggine
che la mia anima inghiotte.

Dove sarà mai la fine
di questo sentiero soffice
che annerisce la pelle?
Se io ritrovassi la bussola
saprei la mia direzione.

Ma giro in tondo
nell’attesa del tuono
esso spaventerà i corvi
che mi rubano il pane
racchiuso nel mio fazzoletto.

Pare un residuo d’inferno
questa coltre di ardesia
vomitata dalla notte tiepida
eppure fredda come il dolore
come un bacio di luna.

Ma stramaledetta, la pioggia
che rende tutto poltiglia!
Nel frattempo io affondo
in questa melma argillosa
che penetra le mie narici.

Comunque non è così
che intendevo morire
e siccome io sono ateo
non posso nemmeno imprecare
oppure insultare l’Iddio.

Non vedo più nulla
come se io fossi una talpa
e sotto le zolle e le radici
l’acqua ha un sapore cattivo
di stagnante e di metallo.

Sicché aspetterò qui
il respiro che si fa muto
non sapendo chi ascolterebbe
il trambusto dei miei pensieri
nell’oblio che reca all’ignoto.

  N° 3404 - 27 giugno 2018

                                                         Il Custode

martedì 26 giugno 2018

UN AMORE DI PECE

Lo scrisse e lo descrisse
sopra fogli di antichi papiri
ed affinché chiunque sapesse
usò inchiostro di calamaro
che asciugò con i raggi del sole
e con il soffio dello scirocco.

Lo aveva visto germogliare
come gemma di rosa selvatica
fu allora che implorò il cielo
di modellare pioggia leggera
ed ancora, durante la notte
la carezza di una luna di fuoco.

Quanto mare, e quanta pianura
affrontarono i giovani merli
con il becco imbevuto di sale
e dell’immagine del suo profumo
che lui aveva chiuso in un otre
dal quale, robusto, seppe fuggire.

Sopra la sua veranda di vimini
si abbeverava con la rugiada
quella donna che parve un delirio
e dai capelli di tela di ragno
dove le stelle, come sull’altalena
dondolavano ed intanto ridevano.

Lei aspettava, nel frattempo pensava
parole, inchini e qualche bugia
e però era talmente bella
che ogni dolore le fu perdonato
e dato alle fiamme come ceralacca
si sciolse nell’aria dell’ultima sera.

Sicché lo scrisse e lo rimpianse
il suo amore fatto di pece
che partì ad incontrare le tenebre
diventando invisibile al cuore
che per rabbia annegò i propri battiti
dentro un freddo bicchiere di vino.

  N° 3403 - 26 giugno 2018

                                                    Il Custode

domenica 24 giugno 2018

TI RICORDI DI ME?

Tu ti ricordi di me?
Io ero la mano tesa
verso la tua anima smunta
mentre, sull’orlo del baratro
tu eri pronta a cadere
in fondo alla tua solitudine.

Ero quel tenue sorriso
scritto sopra il mio viso
per insegnare ai tuoi occhi
il tragitto della speranza
che hai perduto nel vento
mentre parlavi alle nuvole.

Io ero le unghie affilate
con le quali scavare la terra
e riportare alla luce
il profumo della tua bellezza
che sembrava essere leggenda
però fece impazzire le stelle.

Ero l’ultima parola buona
che la luna disse alla marea
affinché tu imparassi ad amare
ogni anfratto della tua vita
prima che ti voltasse le spalle
deridendoti a tua insaputa.

Adesso io sono il dolore
quello che ti ho sempre taciuto
quando hai indossato le tenebre
e mi hai lasciato a cercarti
dentro una zolla d’argilla
dal profilo della tua ombra.

  N° 3402 - 24 giugno 2018

                                                     Il Custode

sabato 23 giugno 2018

VORREI AVERTI ANCORA

Vorrei, dolcissima cara
e per un giorno soltanto
averti ancora con me
per poterti picchiare a sangue
umiliarti senza misericordia
perché io ti amo davvero
e con fierezza, lo affermo.

Vorrei stringerti forte
come si stringe un bambino
fino a che dal dolore
comincia un fastidioso pianto
dopo mi implora e si scusa
per qualcosa che non ricorda
per qualcosa che non ha commesso.

Vorrei baciare le tue labbra
per poi morderle senza pietà
perché io ti desidero tanto
e desidero vederti soffrire
mentre brucio la tua pelle morbida
con la fiamma della candela
con l’eccitazione soltanto accennata.

E vorrei tenerti la mano
lungo una strada che brulica
di gente folle e frenetica
per sentirmi come se io fossi
il tuo unico dio e padrone
affinché nessuno comprenda
quanto, in realtà, io sono solo.

  N° 3401 - 23 giugno 2018

                                                       Il Custode

mercoledì 20 giugno 2018

LA CASA DI CARTA DI RISO

Sono qui…in silenzio
un soffio di vento sulla tua casa
e nell’ombra del tuo giardino
io osservo il tuo profilo sublime
il tuo corpo meraviglioso
dalla parete di carta di riso.

Tu sei fonte di tentazione
per la quale non posso dormire
ecco perché, al calare della sera
io siedo sotto la luna
ti contemplo e prendo a sognarti
ed a pensare pensieri indecenti.

Sono vittima del sortilegio
del non saperti sfiorare
poiché preda di immenso timore
tanto che confessarti il mio amore
si scontra con la mia paura
di ricevere da te il rifiuto.

Allora rimango con perseveranza
a desiderarti durante la notte
mentre tu stai offrendo i tuoi baci
ai fringuelli giunti ad adularti
all’ikebana che tu accarezzi
con tutta la grazia delle tue labbra.

  N° 3400 - 20 giugno 2018

                                                     Il Custode

lunedì 18 giugno 2018

L'ALBA SI TINSE DI VIOLA

E' stata una notte insonne
cullata dal canto del corvo
a pensare di te, o amore
rinchiusa dentro le segrete
aggredita da ratti voraci.

Sicché io invidio la luna
la sola che può accarezzare
la tua pelle di rosa e di latte
i tuoi capelli di tenebra antica
ed il viso da sempre bellissimo.

E medito, ti sogno e medito
come attraversare la valle
sopra il dorso del mio destriero
e dopo, in agguato nel bosco
aspettare il momento propizio.

Ed il tempo è trascorso veloce
tanto che non me ne sono accorto
mentre il cielo, dapprima oscuro
adesso viene squarciato dall’eco
della litania di subdoli monaci.

I soldati, quegli sgherri infami
ti trascinano verso la pira
mentre l’alba si tinge del viola
del sole nascente, del mio livore
nel vederti trattata come una bestia.

Sul cavallo io scendo la collina
supero il fossato e dopo il portone
spada sguainata quanto il coraggio
muoiono gli uomini sotto i miei colpi
ch’io possa liberarti dalla prigionia.

Tu ora sei mia, o sublime amore
pronta a seguirmi oltre il castello
la gente strepita per la mattanza
qualcuno impreca ed inveisce
ma io ascolto le tue dolci labbra.

Ed ecco, lo vedo il tuo aguzzino
il vescovo in piedi sopra lo scranno
giusto ad un tiro dalla balestra
allora il dardo sibila nell’aria
dopo si incastra nella sua gola.

Egli non potrà più maledirti
né accusarti di stregoneria
ed umiliarti davanti ai villani
dopo avere ferito il tuo corpo
ancorché la tua stupenda anima.

Siamo distanti, o mio unico amore
e protetti dalle alte montagne
sotto le stelle e le falene
dove la notte sarà ancore insonne
ma questa volta per i nostri sospiri.

  N° 3399 - 18 giugno 2018

                                                       Il Custode

FRAMMENTI DEL MIO CUORE

Li ho raccolti dal selciato
dove stavano marcendo
poi li ho chiusi in un sacchetto
sotto i raggi della luna
ed ho tentato di comporli
i frammenti del mio cuore.

Ma le pozze di rugiada
che impattano l’asfalto
si dipingono di scarlatto
dopo invadono le fogne
e non nasceranno fiori
da quelle gocce di dolore.

Adesso io non più tempo
di confidare nell’amore
e mi fermo ad una spanna
del principio della fine
e tutto ciò che tu sei stata
non sarà che una diceria.

  N° 3398 - 16 giugno 2018

                                                 Il Custode

sabato 16 giugno 2018

VANITA' DELLA CICALA

Sono disinibita
e seppure alquanto loquace
l’amante più desiderata
nelle calde sere d’estate.

La mia voce è metallo fuso
ed il mio canto
spettina le spighe di grano
laddove attendono i grilli.

Provo un sottile piacere
nel provocare la luna
‘ché io sono, ahimè, vanitosa
siccome si addice a una dea.

So che il ragno mi cerca
nel punto in cui ha teso la tela
lo stesso è per la cavalletta
quando cala la notte profonda.

E però io sono scaltra
sicché mi fingo muta
e mi riparo nell’ombra
dove i loro occhi non vedono.

Poiché io sono Regina
esperta della seduzione
si inchinano a me i girasoli
e perfino le stelle mi venerano.

  N° 3397 - 15 giugno 2018

                                                       Il Custode

giovedì 14 giugno 2018

MI CAMBIO DI ABITO

Mi cambio di abito
e mi presento all’oblio
con la camicia di forza
che mi stringe i pensieri.

Allora avrò molte parole
da scrivere nel mio taccuino
quelle che io non ricordo
da quando tu sei andata.

Ma d’improvviso appassisce
la gardenia all’occhiello
poiché non piove da secoli
né pioggia, nemmanco lacrime.

Però sarò molto elegante
al cospetto della solitudine
ma non poterti insultare
mi acceca di rabbia e sgomento.

Ed io confido alla notte
quanto amore sei stata
tanto che nelle mie tasche
non ho più un nichelino.

Ma con il cilindro e il gilet
faccio una figura superba
da fare invidia alla luna
e compiacere i pipistrelli.

Comunque cosa ne faccio
della mia postura impeccabile
adesso che tu non mi vedi
così come hai sempre fatto?

Mi cambio di abito
ritorno ad essere nudo
poiché riaverti o smarrirti
davvero non fa differenza.

  N° 3396 - 13 giugno 2018

                                                       Il Custode