La mia testa
implodeva
ed il dolore
quel maledetto dolore
era sempre più frequente
e decisamente insopportabile.
Mi guardavo
intorno
alla disperata ricerca
di quel grande rumore
fastidioso quanto il martello
che picchia sopra l’incudine.
Giungeva dal
tuo petto
tumulto e lamento d’amore
molesto fino alla nausea
ed era pressoché il principio
di un esaurimento nervoso.
Io dovevo
fermarlo
e ritrovare il silenzio
la pace della solitudine
che avevo perduto
in virtù del tuo arrivo.
Ho preso un
coltello
di quelli da macellaio
tu forse hai compreso
le mie reali intenzioni
ma non avevi più scampo.
Il tuo tenero
sterno
io pensavo fosse difficile
però si è aperto in un attimo
le mie dita e le mie unghie
si sono dipinte di sangue.
Tra le mie
mani
il tuo cuore pulsava a singhiozzo
i suoi ultimi istanti di vita
le sue stupide e inutili
imprecazioni verso di me.
Infine ha
smesso
i suoi battiti alquanto irritanti
si sono fatti silenti
le tue pupille, cerchi maestosi
sono adesso gemme di tenebra.
Il tuo corpo
riposa in un canto
io mi siedo esausto
e ritorno ai miei sogni
il vento mi riporta la quiete
che la tua passione mi aveva rubato.
N° 3182 - 7 settembre 2016
Il Custode
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