La pochezza
del tuo sorriso
stride e lacera il silenzio
come fosse un carillon incrinato
che perde schegge di ruggine
e si impasta sul mio palato.
Ed il tuo sguardo
inetto
simile ad un bisturi affilato
incide i miei occhi spenti
un tempo astri estasiati
in caduta sopra il tuo viso.
Ciò che tu
fosti in passato
adesso non lo sei più
e io me ne rammarico
ma prendo atto della realtà
e ritorno alla mia marea.
Ti volto le
spalle ed emigro
e mi pare sentirti parlare
parole come tuoni invadenti
in un cielo che non mi compete
ma la tempesta dovrà pur finire.
N° 3186 - 13 settembre 2016
Il Custode
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