Nella sua
stanza
di conchiglie e telline
che sono appese con garbo
alle candide pareti.
Il mare la
spia
disegnato sopra i vetri
e le manda un bacio
ed è un gesto d’amore.
Tra le
altissime onde
fatte di pastelli di cera
qualcuno annaspa e muore
nel ventre della balena.
E quel
qualcuno è papà
che le fa sempre male
col bastone fra le sue gambe
con la cinghia e le mani.
Ogni sera che
arriva
quando egli ritorna a casa
lei guadagna la fuga
si chiude dentro l’armadio.
Ma lui sa come
trovarla
per punirla senza ragione
per abusare di lei
e del suo corpo acerbo.
Mamma è
creatura minuscola
troppo debole per ribellarsi
sicché piange da sola
davanti alla porta chiusa.
E al di là
della porta
la bambina grida ancora
supplica pietà e perdono
per qualcosa che non ha commesso.
Quando la
furia è finita
lei disegna acque profonde
sotto le acque, la maschera
del suo crudele aguzzino.
Per esorcizzare
la paura
per lanciare una richiesta d’aiuto
scarabocchia in maniera confusa
sopra i fogli pasticciati a matita.
La maestra
vede i disegni
e comincia a sospettare
legge nel suo sguardo spento
impara la sua anima moribonda.
E quando
scopre l’orrore
la sua ira pare uragano
ma la saggezza la guida
a scoprire la verità.
E giungono con
le divise
poliziotti simili ad angeli
violano l’antro del mostro
che dorme da guerriero esausto.
Oltre le
bottiglie svuotate
i mozziconi delle sigarette
tra il sangue oramai antico
le prove di un crimine orrendo.
Papà infine
confessa
adesso è una bestia ingabbiata
alla mercé di belve indignate
che lo percuotono a morte.
Mamma lacrima
ancora
stavolta non è per tristezza
di nascosto osserva bambina
che adesso ritorna a cantare.
Nella sua
stanza
tra i gabbiani e le sirene
che come fossero polline al vento
volano verso il soffitto.
La bambina ora
è serena
come il mare che ha disegnato
e si tuffa tra quelle acque
di pastello e di tenui colori.
N° 3188 - 15 settembre 2016
Il Custode
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