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giovedì 29 settembre 2016

GABBIA 27

Da quando è una colpa
essere un’anima libera?

Mi hanno raccolto di sera
mentre annusavo la pioggia
randagio…quasi fosse un reato
come se l’abbandono subito
fosse dipeso dalla mia volontà.

Adesso io sono condannato
alla segregazione, alla morte
dentro una fatiscente gabbia
che riempio di urina e di sterco.

E ascolto i latrati
di coloro condotti al patibolo
poiché questi stupidi uomini
pensano che non comprendiamo
quando ci apprestiamo a morire.

Spesso c’è un tale frastuono…
i reclusi imprecano e gridano
e nei miei occhi si riflette
tutta la loro disperazione.

Secondini con moglie e prole
e magari la domenica, in chiesa
pregano un dio inesistente
sicché la loro coscienza
ritorna candida e immacolata.

Orsù…è tempo di andare!
Mi rimane la sola speranza
che il dolore duri un solo istante
e l’oblio che vado a raggiungere
sia un posto migliore di questo.

Da quando è una maledizione
essere un cane di strada?

  N° 3196 - 29 settembre 2016

                                             Il Custode

SEDUTO

Seduto
luce fioca e discreta
nella cucina spoglia
di qualsiasi vecchio ricordo
soltanto un soffio gelido
che giunge dalla mia anima.

Mi sento solo
e il tuo viso alle pareti
non mi sorride né piange
eppure è talmente bello
che mi sfugge un bacio
e impatta sopra il vetro.

Io ti penso ancora
coi miei pensieri testardi
o forse soltanto disperati
e mentre rimango seduto
fumo un’altra sigaretta
e dopo ritorno a morire.

  N° 3195 - 29 settembre 2016

                                              Il Custode

mercoledì 28 settembre 2016

SOPRA IL RAMO

Sopra il ramo più alto
io osservo il promontorio
e respiro i miei sogni
ricompongo le speranze perdute.

Ed ecco che passa un cane
sul terreno sottostante
e orina sul tronco
il lezzo buca le mie narici.

Quassù mi sono ambientato
da quando un colpo di vento
mi ha raccolto dai campi
posandomi in mezzo alle fronde.

A volte mi manca la guerra
l’odore di carne bruciata
so che gli uomini combattono ancora
ne sento la eco oltre i monti.

Io sono una massa informe
di muscoli gonfi e deformi
sicché quando mi masturbo
concimo i cespugli di bacche.

Attendo giungere la sera
per parlare con le falene
esse mi descrivono il delirio
visto negli sguardi dei bambini.

Se soltanto io fossi interessato
potrei vedere con i miei occhi
i gabbiani fuggire verso l’est
le balene naufragare nel deserto.

E però contemplo le parole
le antiche favole narrate dai grilli
che io mi diletto ad ascoltare
e dopo, sereno, mi addormento.

  N° 3194 - 28 settembre 2016

                                              Il Custode

lunedì 26 settembre 2016

L'AMMAZZA PENSIERI

Ed egli sollevò la falce
e la rivolse con aria severa
verso la platea sottostante
col volto austero simile al Dio
scrutò ogni singolo sguardo
soppesò ogni tenue sospiro.

I più codardi piansero
e raccolta la materia cerebrale
la scaraventarono ai suoi piedi
ne fecero poltiglia informe
e pensarono, silenti e apatici
soltanto ciò che egli desiderava.

Figlio di un malvagio censore
abituato a trucidare i pensieri
e di una madre devota e bigotta
che si prostituiva alla sera
egli, plasmato di pura arroganza
non gradiva il contraddittorio.

Sicché risparmiò al suo comizio
chiunque seppe irretire e plagiare
mentre i resti delle menti libere
giacevano in una fossa comune
dove i loro sogni e le speranze
tramutarono in fuochi fatui.

  N° 3193 - 26 settembre 2016

                                             Il Custode

domenica 25 settembre 2016

MISERABILE AMORE

Se soltanto io fossi fuoco
brucerei in un istante
il tuo sorriso, le tue labbra
le tue parole artefatte.

Miserabile amore
anima di ghiaccio e di veleno
che in balìa delle fiamme
diventa acqua di latrina.

La tempesta nei tuoi occhi
alimenta la mia ira
e tu sul rogo ti consumi
come cera di candela.

E rimane sul terreno
la pozza delle tue menzogne
poltiglia che ora io calpesto
sterco dal quale mi pulisco.

Miserabile amore
cenere fra le mie mani
il mio cuore ti rifugge
e ritorna nell’oblio.

  N° 3192 - 25 settembre 2016

                                             Il Custode

venerdì 23 settembre 2016

SPUTO SUL CORANO

Sputo sul Corano
sopra le pagine dell’odio
e il veleno e la saliva
diventano fiume inarrestabile.

E rinnego e maledico
ogni sura della morte
che i profeti e i califfi
berciano alle scuole islamiche.

Sono un libero guerriero
discendente dei crociati
e ho ancora sul palato
sangue di bastardi arabi.

Ho negli occhi la visione
dei bambini, bombe umane
carnefici e vittime di Allah
il fasullo dio maiale.

Dalle moschee sale il brusio
l’incitamento alla sharia
come potrei mai rispettare
chi dileggia la mia esistenza?

Sicché sputo sul Corano
sino a che avrò ancora fiato
e la mia testa, saldamente
incollata sul mio collo.

  N° 3191 - 23 settembre 2016

                                              Il Custode

martedì 20 settembre 2016

LA BELLEZZA

L’ho trovata nel tuo sguardo
nei tuoi occhi di marmotta
ti guardavo in ammirato silenzio
affinché il tempo si fermasse
e quell’attimo sublime
durasse l’intera mia vita.

Dopo ho impregnato le dita
smarrite fra i tuoi capelli neri
sopra il morbido e umido solco
del tuo sesso meraviglioso
e dalle dita alle mie labbra
per nutrirmi ancora di te.

L’ho sbirciata fra i tuoi capezzoli
boccioli minuscoli di rosa selvatica
la mia lingua s’è fatta sfacciata
ne ha percorso l’intera areola
gusto di latte e di vaniglia
da assaporare con gli occhi chiusi.

Infine l’ho scoperta dipinta
sopra il tuo viso stupendo
laddove i miei baci insolenti
si posavano e facevano il nido
tanto che ti rimpiango, Salem
e rimpiango la tua bellezza.

  N° 3190 - 20 settembre 2016

                                              Il Custode

lunedì 19 settembre 2016

UN SERVITORE

Ogni notte, o madama
ti immagino e ti desidero
nuda…e che Iddio mi perdoni
cotanta sfacciata insolenza.

Ma tale è la tua bellezza
che la mia mente vacilla
e io dimentico che mi è proibito
perfino il solo sognarti.

Servitore nella tua casa
ti osservo e rimango in silenzio
ma sei tu il mio unico pensiero
la mia estrema follia, o madama.

Abbi pietà di questo mio ardire
e non punire la mia passione
ch’io già sto scontando la pena
d’esser distante dalle tue labbra.

Fingere…quale ignobile atto
eppure a me dovuto, o madama
che se mai ti rivelassi il mio cuore
ti perderei e svanirei nell’oblio.

Se soltanto potessi accarezzare
le tue spalle di candida seta
imparerei l’estasi e l’eden
nulla più chiederei alla vita.

Servitore nelle tue stanze
però i miei occhi non hanno pace
quando si posano su te, o madama
per un fugace sguardo d’amore.

  N° 3189 - 19 settembre 2016

                                               Il Custode

giovedì 15 settembre 2016

LA BAMBINA CHE DISEGNA IL MARE

Nella sua stanza
di conchiglie e telline
che sono appese con garbo
alle candide pareti.

Il mare la spia
disegnato sopra i vetri
e le manda un bacio
ed è un gesto d’amore.

Tra le altissime onde
fatte di pastelli di cera
qualcuno annaspa e muore
nel ventre della balena.

E quel qualcuno è papà
che le fa sempre male
col bastone fra le sue gambe
con la cinghia e le mani.

Ogni sera che arriva
quando egli ritorna a casa
lei guadagna la fuga
si chiude dentro l’armadio.

Ma lui sa come trovarla
per punirla senza ragione
per abusare di lei
e del suo corpo acerbo.

Mamma è creatura minuscola
troppo debole per ribellarsi
sicché piange da sola
davanti alla porta chiusa.

E al di là della porta
la bambina grida ancora
supplica pietà e perdono
per qualcosa che non ha commesso.

Quando la furia è finita
lei disegna acque profonde
sotto le acque, la maschera
del suo crudele aguzzino.

Per esorcizzare la paura
per lanciare una richiesta d’aiuto
scarabocchia in maniera confusa
sopra i fogli pasticciati a matita.

La maestra vede i disegni
e comincia a sospettare
legge nel suo sguardo spento
impara la sua anima moribonda.

E quando scopre l’orrore
la sua ira pare uragano
ma la saggezza la guida
a scoprire la verità.

E giungono con le divise
poliziotti simili ad angeli
violano l’antro del mostro
che dorme da guerriero esausto.

Oltre le bottiglie svuotate
i mozziconi delle sigarette
tra il sangue oramai antico
le prove di un crimine orrendo.

Papà infine confessa
adesso è una bestia ingabbiata
alla mercé di belve indignate
che lo percuotono a morte.

Mamma lacrima ancora
stavolta non è per tristezza
di nascosto osserva bambina
che adesso ritorna a cantare.

Nella sua stanza
tra i gabbiani e le sirene
che come fossero polline al vento
volano verso il soffitto.

La bambina ora è serena
come il mare che ha disegnato
e si tuffa tra quelle acque
di pastello e di tenui colori.

  N° 3188 - 15 settembre 2016

                                              Il Custode

martedì 13 settembre 2016

UN CICLOPE

Tu, miserabile mortale
partorito dalla tempesta ellenica
sulla tolda di un guscio di noce
giungesti come una calamità
ad ammorbare la mia isola.

Sicché io ti odio, o Nessuno
se questo fu il tuo vero nome
io ti desiderai quale pasto
ma tale si dimostrò la tua scaltrezza
da umiliare la mia grandezza.

Ma più dell’occhio trafitto
brucia nel mio animo l’onta
che dopo il vino e nel sonno
tu non avesti rispetto di me
figlio del dio Poseidone.

Adesso, e come un codardo
nascosto sotto il ventre degli ovini
tu fuggi e riguadagni il mare
mi riveli la tua identità, Odisseo
e la mia ira diventa tregenda.

Possa il mio potente padre
sommergerti sotto le onde
e far sì che giammai tu raggiunga
le coste della tua patria
l’abbraccio della tua consorte.

Sicché io ti odio, o Nessuno
che mi rendesti cieco in eterno
ad attendere la lieta novella
della tua avvenuta dipartita
e la conseguente discesa nell’ade.

  N° 3187 - 13 settembre 2016

                                              Il Custode

ADESSO NON SEI PIU'

La pochezza del tuo sorriso
stride e lacera il silenzio
come fosse un carillon incrinato
che perde schegge di ruggine
e si impasta sul mio palato.

Ed il tuo sguardo inetto
simile ad un bisturi affilato
incide i miei occhi spenti
un tempo astri estasiati
in caduta sopra il tuo viso.

Ciò che tu fosti in passato
adesso non lo sei più
e io me ne rammarico
ma prendo atto della realtà
e ritorno alla mia marea.

Ti volto le spalle ed emigro
e mi pare sentirti parlare
parole come tuoni invadenti
in un cielo che non mi compete
ma la tempesta dovrà pur finire.

  N° 3186 - 13 settembre 2016

                                                 Il Custode

lunedì 12 settembre 2016

DOVE SONO LE FALENE?

Respiro la sera
e i polmoni atrofizzano
a causa della nebbia violacea
che passa accanto alla luna
e fuggono via, i pipistrelli
alcuni precipitano al suolo.

Che fine avranno fatto
le falene della tarda estate?
Vittime del veleno e dell’acido
che scheggia le nuvole in volo
e ha un sapore agrodolce
di metallo mescolato al cianuro.

Rammento quando il cielo
si rivestiva di lucciole
e sfidavano le stelle vanesie
a competere in luce e bellezza
rimpiango…ma sono un illuso
poiché ora tutto è finito.

Ogni tanto indosso la maschera
per proteggermi dal gas
che esce da fabbriche rumorose
dal lezzo di orde di zombies
che calpestano fiori e lumache
capitate sull’erba per caso.

Cosa ne sarà dei bambini
che giocano coi residui bellici?
Ma orsù…andiamo avanti!
Pare rinascere un nuovo giorno
nel grembo di un sole distratto
e che non intende albeggiare.

  N° 3185 - 12 settembre 2016

                                              Il Custode

sabato 10 settembre 2016

PARASSITA

Fuggo via
dalla guerra, dalla miseria
devo solamente ricordare
quale il pretesto plausibile
quale bugia più verosimile
io dovrò raccontare
per ingannare gli stolti.

Mi fingerò perseguitato
per il mio orientamento sessuale
a causa della mia religione
poiché ho imparato la parte
ho studiato a fondo il copione
adesso sono pronto a salpare
verso nuove terre da germinare.

Appena sceso dal gommone
sembrerò disperato ed esausto
e se domanderanno il mio nome
ne inventerò uno nuovo di zecca
e freddo e calcolatore
io non farò alcuna fatica
a trattenere le risa.

Un parassita, un rifiuto umano
una malattia in piena espansione
che infetta gli ingenui e gli stupidi
io arrivo e pretendo ogni cosa
poiché chi mi permette l’invasione
lo fa solo per trarre un profitto
decisamente maggiore del mio.

  N° 3184 - 10 settembre 2016

                                                    Il Custode

venerdì 9 settembre 2016

TI GUARDO NEGLI OCCHI

Ti guardo negli occhi
mi perdo e perdo la presa
precipito nella tua anima
dove trovo un mondo perfetto.

Lasciami ancora un istante
nel tuo meraviglioso incantesimo
per te non sarà un sacrificio
per me sarà un sogno bellissimo.

Sono un guerriero e un poeta
che depone le armi e l’inchiostro
e supino dentro la tua alcova
vedo passare orizzonti e stagioni.

L’alchimia del medioevo distante
nelle lacrime tra le tue pupille
un oceano che muove di notte
e mi fa sempre innamorare di te.

  N° 3183 - 9 settembre 2016

                                                Il Custode

mercoledì 7 settembre 2016

QUEL GRANDE RUMORE

La mia testa implodeva
ed il dolore
quel maledetto dolore
era sempre più frequente
e decisamente insopportabile.

Mi guardavo intorno
alla disperata ricerca
di quel grande rumore
fastidioso quanto il martello
che picchia sopra l’incudine.

Giungeva dal tuo petto
tumulto e lamento d’amore
molesto fino alla nausea
ed era pressoché il principio
di un esaurimento nervoso.

Io dovevo fermarlo
e ritrovare il silenzio
la pace della solitudine
che avevo perduto
in virtù del tuo arrivo.

Ho preso un coltello
di quelli da macellaio
tu forse hai compreso
le mie reali intenzioni
ma non avevi più scampo.

Il tuo tenero sterno
io pensavo fosse difficile
però si è aperto in un attimo
le mie dita e le mie unghie
si sono dipinte di sangue.

Tra le mie mani
il tuo cuore pulsava a singhiozzo
i suoi ultimi istanti di vita
le sue stupide e inutili
imprecazioni verso di me.

Infine ha smesso
i suoi battiti alquanto irritanti
si sono fatti silenti
le tue pupille, cerchi maestosi
sono adesso gemme di tenebra.

Il tuo corpo riposa in un canto
io mi siedo esausto
e ritorno ai miei sogni
il vento mi riporta la quiete
che la tua passione mi aveva rubato.

  N° 3182 - 7 settembre 2016 

                                           Il Custode