Apri i vetri della finestra
e permettimi di entrare
ad assaporare il tepore
che avvolge la tua stanza
ed offrimi un riparo
da questa notte d’apocalisse
di pioggia ed uragano
che sferzano la natura.
Salva ciò che rimane
della mia vita di lampo
dal morso famelico
del pipistrello in agguato
e non ti recherò fastidio
ma danzerò la mia danza
di cerchi di gioia convulsa
dove sorge la tua luce.
Abbi pietà del mio sguardo
benché non sono farfalla
prima che il vento malvagio
si posi sulle mie ali
perché ho polvere anch’io
come hanno le fate
che non mi garantisce magie
se non quella del volo.
Apri i vetri della finestra
e permettimi di entrare
soltanto per una notte
a vegliarti nel sonno
fino al risveglio dell’alba
quando ti disferai del mio
corpo
tutto ciò che sarà rimasto
della mia vita di lampo.
N° 1326 – 4 novembre 2008
Il custode
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