Seppure io sia
oramai morto
la paura mi toglie il fiato
i miei passi muovono incerti
sopra il filo dell’oscurità
quasi io potessi precipitare.
Voci distanti,
dal nulla
mi dicono che oltre la luce
Dio attende, come uno sciacallo
la mia anima, i miei ricordi
che non gli appartennero mai.
Sento brividi
di vento gelido
attraversare la mia mente stanca
le emozioni si fanno poltiglia
ed io, solo come fui da sempre
adesso impreco blasfemo e adirato.
Come potrei
ritornare
laddove io nemmeno rammento?
La paura mi rende folle
e non ho nessuno da uccidere
nessuno a cui chiedere aiuto.
Sussurri da
mondi akasici
mi dicono che nell’eden in rovina
Dio attende, come un dittatore
la mia anima, il mio destino
affinché io sia schiavo della sua utopia.
Sperduto,
senza bussola o pensiero
non so scegliere la mia direzione
ed allora mi fermo e taccio
dopo comincio a contare gli eoni
da prigioniero in questo limbo.
N°
3161 – 24 luglio 2016
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