Sono tornati i
soldati
dal muro di filo spinato
e molti hanno sul volto
cicatrici e un alone di lacrima
la notte in fondo all’anima
il cuore è un tacito tuono.
Sono tornati e
hanno ucciso
molto spesso per pura paura
la rabbia era là di passaggio
sul dorso di un vento cattivo
quando le trincee erano oceano
di fango macchiato di sangue.
Qualcuno è
sopravvissuto
alle granate e alle baionette
la morte è negli sguardi
che guardano un solo orizzonte
laddove non c’è il fumo acre
né la nenia di pianti e lamenti.
Qualcuno ha la
mente in frantumi
ma tiene per sé quel segreto
si morde le labbra e i ricordi
dei cadaveri per l’intera pianura
e siede e comincia a pregare
un Dio assopito da molti secoli.
Non è che una
stupida guerra
di crateri disseminati di membra
una fotografia in bianco e nero
che rende la mattanza poetica
gli uomini ed i cerbiatti
dilaniati dalla tosse dei mortai.
Non è che
l’ennesima carneficina
ma la natura ci metterà una pezza
torneranno imponenti, gli alberi
ed a posarsi le api sui fiori
quello che non tornerà più
è la vita di chi l’ha perduta.
N° 2922 - 6 giugno 2015
Il Custode
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