Una carezza di
velluto
che scivola sulla mia pelle
ed io, disteso sulla tua tela
mi sento paralizzato
impietrito dalla paura.
Eppure tu sei
bellissima
ed alla tua mercé
attendo il tuo caldo abbraccio
il morso che sa di veleno
ed implode nella mia mente.
Da quante
notti, o signora
ti nutri della mia linfa?
E non sei ancora appagata
d’avermi dentro il tuo nido
umido, caldo e scabroso.
Sicché io ti
amo
attratto dalla tua dolce morte
tu, aracne o malvagia ninfomane
ma dagli occhi così penetranti
da arrivare a scavarmi l’anima.
Da quanti
secoli, o signora
ti disseti con il mio sangue?
Troppi perché io ti abiuri
tu hai l’inferno sopra le labbra
però quell’inferno mi piace.
N° 2927 - 12 giugno 2015
Il Custode
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