Adesso io
torno al sentiero
sul quale ho seminato
briciole di pan di Spagna
mescolate a chiodi di alluminio.
Torno e vi
cammino scalzo
per formare un fiume di sangue
dal quale vederti emergere
per odiarmi o amarmi ancora.
La sensazione
è magnifica
di dolore incastrato alla gola
disegnato dentro il tuo sguardo
ogni volta che si posa sul mio.
Tu hai occhi
simili a lame
che si puntano sopra il mio sterno
e raggiungono un cuore silente
con un colpo lo tagliano in due.
È inutile che
io mi volti
ad attendere un amore che langue
ammorbato da parole cattive
ora giace in una pozza di melma.
È assurdo che
io ti chiami
il tuo nome appartiene ai posteri
a chi scrive romanzi stupidi
per nascondere quanto sia solo.
Sicché attendo
l’arrivo dei corvi
predatori delle mie briciole
ed avrò il pretesto fasullo
di non tornare a cercarti mai più.
N° 2919 - 4 giugno 2015
Il Custode
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