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martedì 23 giugno 2015

LEI E LE SUE TENEBRE

Giusto in fondo al sentiero
ed il profumo era buono
aria di maggio in ascesa
verso una luna più mite
e lei e le sue tenebre
la ricompensa dopo secoli vuoti.

Nascosto nella penombra
un gatto dal manto di pece
che si leccava gli artigli
dopo lavava muso ed orecchie
preannunciava la pioggia
e sarebbe stata perfetta.

Era quello l’ambiente voluto
così oscuro da essere magico
e la notte aveva la fragranza
dei suoi baci sulla mia pelle
con gli occhi dentro i suoi occhi
e non vedevo nient’altro.

Lei giunse quasi a passo di danza
soave come una falena morente
e sussurrò alcuni ricordi
che serbava sopra le labbra
io, ipnotizzato dalla sua bellezza
non seppi mai cosa mi disse.

Un solco sopra la banchina
di quella stazione deserta
uniche macchie sotto un lampione
noi due ed un gatto indiscreto
nel cielo distante dal mare
ristagnava l’odore delle rose.

Il futuro non ha alcuna memoria
per questo io amo il passato
ha contorni carichi di nostalgia
e sorrisi e lacrime d’addio
lei e le sue tenebre
e però è stato un bel viaggio.

  N° 2933 - 20 giugno 2015

                                                   Il Custode

lunedì 22 giugno 2015

UNA FORESTA NERA

Rugiada di colore rubino
sulla punta di foglie morenti
un’immagine di dolcissimo nettare
che riflette il tuo ultimo sguardo.

Una foresta nera
di alberi robusti ed altissimi
persino il sole ne è intimorito
e vi si insinua con molta cautela.

Ho chiesto di te alla libellula
che volava diretta allo stagno
il perché tu non ritornavi
dal tuo ingresso nella boscaglia.

Non ho ricevuto risposta
allora io ho atteso la notte
so che il gufo non sa mentire
lui mi dirà dove tu sei.

Cammino e calpesto rami secchi
ma quel rumore sveglia i ragni
uno scende sopra il mio volto
mi minaccia e pare molto deciso.

Tenebre e nessuna lucciola
la mia vista è sotto pressione
il mio passo diventa più incerto
ti troverò, che mi esploda il cuore.

Dopo incespico sopra qualcosa
di molto morbido, quasi etereo
io mi chino e riconosco il tuo viso
io ti chiamo però tu mi ignori.

Sei fredda come la regina d’inverno
e sulla punta di foglie morenti
la rugiada non era che il sangue
che è colato dalle tue labbra.

Io ti bacio con disperazione
perché ti amo e sono sincero
ti ho trovata ma il cuore esplode
non è così che io ti volevo.

Adesso siedo ed attendo le lacrime
la tua morte mi ha annichilito
sia maledetto l’infame destino
e quel bastardo che ti ha ammazzata!

  N° 2932 - 17 giugno 2015

                                                  Il Custode

domenica 21 giugno 2015

L'UOMO DEI SILENZI

Rinchiuso nel proprio mondo
nascosto dentro un anfratto
egli non conobbe la pioggia
ed al riparo dal vento
non vide il sole dipingere
né le campagne né i boschi.

Aveva molte parole
che cianciavano nella sua mente
dopo, pesanti, gli scivolavano
incespicando sopra le labbra
ma poiché era un solitario
egli le tenne sempre per sé.

Alcune volte sbirciava
oltre le pareti dell’anima
ed osservava amori svanire
e ricordi che si contorcevano
e provava un dolore assai forte
sebbene non gli appartenesse.

La notte aveva un profumo
che lo faceva sentire sereno
allora egli scrisse un poema
dedicato ad una splendida luna
però non seppe come dirglielo
né riuscì a confidarglielo mai.

Misantropo per partito preso
pare che odiasse perfino se stesso
da quando diede fuoco ai pensieri
bruciando chiunque vi soggiornava
e sfogò tutto il suo disappunto
scagliando stelle in fondo al lago.

Nessuna mai dentro il suo cuore
nemmeno sulla punta degli occhi
ma chiuso nei suoi silenzi
egli si riteneva invincibile
ed anche fosse stato sconfitto
certo non avrebbe sanguinato.

Sicché morì per inerzia
per dimostrare di essere vivo
benché qualcuno ancora asserisca
che talvolta, da quel suo anfratto
esca un odore di marijuana
e del fumo di viola appassita.

Chissà cosa pensò la luna
quando infine lesse il poema?
Aveva sprecato secoli interi
a danzare in mezzo alle tenebre
senza accorgersi che il vero amore
era là…ad uno spicchio di cielo.

  N° 2931 - 16 giugno 2015

                                                  Il Custode

sabato 20 giugno 2015

IL VELIERO

Una macchia all’orizzonte
in balìa del cielo plumbeo
intanto noi, giù nella stiva
non siamo che spettri in fuga
in cerca della pace dell’anima.

Solca l’oceano adirato
il nostro veliero fantasma
che dalle coste dell’Africa
è salpato incontro alla morte
col suo carico di disperazione.

Ogni tanto torna ad emergere
per respirare un soffio di vita
intanto noi, giù nella stiva
siamo ombre alla catena
siamo merce da contrabbandare.

Né Europa, neppure le Americhe
sono le acque dove affondammo
che corsero come ratti veloci
ad afferrare i nostri polmoni
per derubarli dell’ultimo fiato.

Noi destinati ad essere schiavi
ma ahimè divorati da queste onde
la stessa sorte dei carcerieri
le cui urla guidavano i remi
e la frusta sulle nostre schiene.

Un tuono, dopo decine di fulmini
sulla coperta, a prora e babordo
e fustigato da un’onda maestosa
torna ad inabissarsi, il veliero
e a banchettare lo squalo affamato.

Da qualche parte, verso Atlantide
né Europa, neppure le Americhe
laggiù riposano i nostri resti
distanti dalle coste dell’Africa
e dai giorni in cui eravamo liberi.

  N° 2930 - 15 giugno 2015

                                                   Il Custode

venerdì 19 giugno 2015

INTANTO OSSERVO LA PIOGGIA

Non voglio più
i pensieri che mi divorano
sono ordigni
e sono pronti ad esplodere
forse a causa della melodia
di questo cielo che pare ferito
sicché la mente mi duole
il cuore giace in un canto.

Un passo ancora
sono un folle e sfido la morte
e cammino sulla fune sottile
tesa tra il passato e il futuro
i ricordi sono zavorra
pesantissimi nelle mie tasche
io vedo le fauci della voragine
che desiderano nutrirsi di me.

Sono stanco
e mi libero dall’armatura
troppo stretta sopra il mio petto
ho combattuto guerre ed amori
non rammento alcuna vittoria
e però ho ucciso senza pietà
chi non avrebbe meritato morire
chi ha creduto davvero ai miei occhi.

Addio, o mondo
fa’ come io non fossi mai nato
io, sereno dentro il mio guscio
sto pensando il mio epitaffio
con il naso appoggiato ai vetri
qualcuno chiama ma non rispondo
intanto osservo la pioggia
e rimango silente nell’ombra.

  N° 2929 - 14 giugno 2015

                                                   Il Custode

giovedì 18 giugno 2015

VORREI BACIARTI ANCORA

Vorrei baciarti ancora
un’unica volta
un’ultima vita
e stringere in fondo agli occhi
ogni parola rimasta in sospeso
nella tua stanza
fra le tue lenzuola
dove, nel buio profondo
tu non hai saputo credere
a questo mio amore
al mio delirio di pensarti.

Adesso c’è troppa luce
che mi divora
che incenerisce il mio cuore
lo scosto via con la mano
con le dita disegno le tenebre
sopra il mio sentiero
verso il parco e la casa
dove, nella notte silente
io ho atteso che tu tornassi
a questo mio amore
alla mia utopia di riaverti.

  N° 2928 - 13 giugno 2015

                                                   Il Custode

mercoledì 17 giugno 2015

SIGNORA ARACNE

Una carezza di velluto
che scivola sulla mia pelle
ed io, disteso sulla tua tela
mi sento paralizzato
impietrito dalla paura.

Eppure tu sei bellissima
ed alla tua mercé
attendo il tuo caldo abbraccio
il morso che sa di veleno
ed implode nella mia mente.

Da quante notti, o signora
ti nutri della mia linfa?
E non sei ancora appagata
d’avermi dentro il tuo nido
umido, caldo e scabroso.

Sicché io ti amo
attratto dalla tua dolce morte
tu, aracne o malvagia ninfomane
ma dagli occhi così penetranti
da arrivare a scavarmi l’anima.

Da quanti secoli, o signora
ti disseti con il mio sangue?
Troppi perché io ti abiuri
tu hai l’inferno sopra le labbra
però quell’inferno mi piace.

  N° 2927 - 12 giugno 2015

                                                   Il Custode

martedì 16 giugno 2015

...POI ME NE ANDRO'

Fermati qui
nella mia fragile ombra
dentro i miei occhi allucinati
tu, amore o necessità
adesso non sei che il pretesto
per fendere il muro di gelo
della mia solitudine.

Fermati nel mio crepuscolo
e fallo solamente per oggi
domani avrò altri pensieri
che mi porteranno distante
dalle tue parole d’amore
dal tuo bellissimo viso
solcato da antiche lacrime.

Tu sei una cosa buona
io lo so e dovrei dirtelo
ma il mio cuore minuscolo
non ha posto soltanto per te
fermati ed io avrò fame
della tua pallida pelle
delle tue labbra afrodisiache.

Mi addormento e ti sogno
nel sogno tu sei l’unica
a percorrere ogni cunicolo
della mia anima oscura
fermati e sarai ricompensa
di cui il destino mi ha gratificato
per un solo giorno poi me ne andrò.

  N° 2926 - 12 giugno 2015

                                                   Il Custode

domenica 14 giugno 2015

UNA REGINA

Bellissima e sola
nei suoi silenzi assordanti
lei non sa a chi raccontare
quella sua strana inquietudine
il cuore che tra le spire
batte con parsimonia.

Una regina
qualcuna che riscuote rispetto
mentre lei vorrebbe soltanto
essere considerata un amore
da un uomo, per un intero destino
molto più vasto de regno.

Scende la notte
intanto lei, oltre il fossato
siede ad ascoltare il vento
per carpire ogni parola
che egli sussurra alle fronde
ai fili d’erba della pianura.

Ed è serena
lascia che la luna spenda
un bacio sulle sue gote
frattanto si inebria dei versi
che i grilli, giù nella valle
cianciano verso le cicale.

Una regina
qualcuna che incute timore
mentre lei desidera soltanto
essere considerata una donna
da un uomo, per un incerto percorso
comunque da affrontare insieme.

  N° 2925 - 10 giugno 2015

                                                    Il Custode

sabato 13 giugno 2015

IL ROMANZO DI FRANCESCA

Dissero che lei nacque dal mare
frutto di un amplesso selvaggio
fra un’onda piuttosto sbadata
innamorata di un corallo di onice.

Sicché lei ebbe occhi di oceano
ed i capelli dal manto di corvo
ed un sorriso che scintillava
come il riflesso di un astro sull’acqua.

Esausta dal soggiorno ad Atlantide
si nascose in un castello di sabbia
dove riposò per alcuni secoli
‘sì da sfuggire alla inquisizione.

Dissero che lei era bellissima
tanto da fermare le nuvole e il vento
che, seduti al centro del cielo
pronunziavano parole di ammirazione.

Baleniere e galeoni pirata
si ammassavano all’orizzonte
nell’attesa che tornasse il gabbiano
a descrivere le sue labbra carnose.

Ed era fiamma l’intera battigia
carezzata dalla sua elegante andatura
dissero che per lei perse il senno
persino l’irascibile Poseidone.

Al trascorrere della quinta stagione
giunse un uomo su un gozzo di sughero
fra le sue mani una bottiglia di gin
nella bottiglia alcuni fogli di carta.

Sopra i fogli un ritratto a matita
ed il romanzo dedicato a Francesca
lo aveva scritto un cavalluccio marino
che era, ahimè, timido e muto.

Dissero che quell’uomo la baciò
per rivelarle cose fosse l’amore
in realtà era davvero un insolente
confuso ed attratto da tanta bellezza.

Lei non comprese cosa egli intendesse
né quel suo gesto così repentino
e si voltò per mescolarsi alla notte
l’uomo, però, la prese per mano.

Le raccontò di un mondo distante
di pianure e di draghi fra le montagne
ma la guardava come si guarda la vita
nel momento in cui pare debba finire.

Lei osservò i posti nei quali era nata
le amiche sirene, i tritoni e gli squali
tra le sue ciglia aveva scritto il destino
ed il destino non era accanto a quell’uomo.

Dissero che lei seguì il primo lampo
sopra la schiena di un temporale
ed egli, accecato, non la vide svanire
e poi nascondersi nel castello di sabbia.

E lei è là oramai da molti lustri
in quel suo regno lontano da tutti
a contare ogni luna ed ogni sole
ed il resto non ha alcuna importanza.

  N° 2924 - 9 giugno 2015

                                                 Il Custode

venerdì 12 giugno 2015

HO SCELTO LA NOTTE

Ho scelto la notte
perché avevo paura
di incrociare schegge di luce
e non saper ritornare
alla luna, alle tenebre
al mio oscuro destino.

Io sono vivo
sono un frammento di vento
e stringo fra le mie labbra
stelle che mi hanno tradito.

Come potrei rinunciare
a questa sublime fragranza?
Il crepuscolo è immenso
e accoglie l’intera mia anima
distante, fra le sue spire
adesso si quieta il mio cuore.

Non sono che un animale
un predatore di sogni
li mescolo dentro lo sguardo
dopo li tramuto in parole.

Vorrei sapere l’amore
sicché ne raccolgo le spine
che dentro le mie cicatrici
si agitano con schizofrenia
chi mai sono stato in passato
per non avere diritto al futuro?

Io, reietto di professione
in bilico sopra i miei ricordi
se anche dovessi cadere
morirei per l’ennesima vita.

E spengo i lampioni invadenti
ho desiderio di solitudine
la mia compagnia è una falena
che danza sulla mia spalla
il resto pare tutto deciso
da qualcuno che mi ha preceduto.

Sono una scia di delirio
uno stakanovista del dolore
e non ti impongo di seguirmi
né di denigrare il mio pensiero.

  N° 2923 - 7 giugno 2015

                                                 Il Custode

giovedì 11 giugno 2015

SONO TORNATI I SOLDATI

Sono tornati i soldati
dal muro di filo spinato
e molti hanno sul volto
cicatrici e un alone di lacrima
la notte in fondo all’anima
il cuore è un tacito tuono.

Sono tornati e hanno ucciso
molto spesso per pura paura
la rabbia era là di passaggio
sul dorso di un vento cattivo
quando le trincee erano oceano
di fango macchiato di sangue.

Qualcuno è sopravvissuto
alle granate e alle baionette
la morte è negli sguardi
che guardano un solo orizzonte
laddove non c’è il fumo acre
né la nenia di pianti e lamenti.

Qualcuno ha la mente in frantumi
ma tiene per sé quel segreto
si morde le labbra e i ricordi
dei cadaveri per l’intera pianura
e siede e comincia a pregare
un Dio assopito da molti secoli.

Non è che una stupida guerra
di crateri disseminati di membra
una fotografia in bianco e nero
che rende la mattanza poetica
gli uomini ed i cerbiatti
dilaniati dalla tosse dei mortai.

Non è che l’ennesima carneficina
ma la natura ci metterà una pezza
torneranno imponenti, gli alberi
ed a posarsi le api sui fiori
quello che non tornerà più
è la vita di chi l’ha perduta.

  N° 2922 - 6 giugno 2015

                                                 Il Custode

mercoledì 10 giugno 2015

UN PRIMO AMORE

Ho sete di te
ho sete delle tue lacrime
di quel sapore sublime
che sa di vita che sgorga
e fa germogliare passione.

Io ho riempito pagine
fogli di quaderni e diari
di disegni di cuori infantili
di sogni appoggiati alle stelle
poi a riposo sul fondo del mare.

E però la luna conosce
quel senso di stupida impotenza
che è frutto della paralisi
l’imbarazzo di un bacio vero
da poggiare sulle tue efelidi.

Dirti ti amo
appare quasi un’offesa
un urlo che sale dal cuore
che incespica dentro la gola
e proprio non vuole uscire.

Un primo amore
magari neppure l’ultimo
comunque indimenticabile
poiché rammenta la giovinezza
che è destinata a sfiorire.

  N° 2921 - 5 giugno 2015

                                                 Il Custode

martedì 9 giugno 2015

I CORVI SI NUTRONO DEI TUOI OCCHI

Crepuscolo
dopo sono le tenebre
giusto un sottile riflesso
della luna sulla pianura
e dondolano i fili d’erba
sulla nenia di una brezza svogliata.

Macchie di catrame
si agitano in punta di cielo
sembrano quasi danzare
poi planano verso di te
ti carezzano il viso, i corvi
e si nutrono dei tuoi occhi.

È trascorso del tempo
da quell’ultimo respiro
che tu hai dedicato alla notte
molte sono le stelle cadute
ed ognuna con la speranza
di vederti sorridere ancora.

Lucciole, poi fuochi fatui
sopra il tuo corpo gelido
la morte ne farà scempio
deturperà la tua bellezza
infierendo per sola invidia
sui tuoi lineamenti perfetti.

Giusto un banchetto macabro
un gioco che appare buffo
le tue pupille in bilico
sui becchi dei volatili neri
che infilzano, infine inghiottono
gradendo il pasto assai prelibato.

Io non so il tuo nome
neppure la tua breve storia
distesa sopra il manto di foglie
il tuo sangue è arido fiume
ma ci penserà la natura
a renderti polvere al vento.

  N° 2920 - 4 giugno 2015

                                                 Il Custode

lunedì 8 giugno 2015

BRICIOLE

Adesso io torno al sentiero
sul quale ho seminato
briciole di pan di Spagna
mescolate a chiodi di alluminio.

Torno e vi cammino scalzo
per formare un fiume di sangue
dal quale vederti emergere
per odiarmi o amarmi ancora.

La sensazione è magnifica
di dolore incastrato alla gola
disegnato dentro il tuo sguardo
ogni volta che si posa sul mio.

Tu hai occhi simili a lame
che si puntano sopra il mio sterno
e raggiungono un cuore silente
con un colpo lo tagliano in due.

È inutile che io mi volti
ad attendere un amore che langue
ammorbato da parole cattive
ora giace in una pozza di melma.

È assurdo che io ti chiami
il tuo nome appartiene ai posteri
a chi scrive romanzi stupidi
per nascondere quanto sia solo.

Sicché attendo l’arrivo dei corvi
predatori delle mie briciole
ed avrò il pretesto fasullo
di non tornare a cercarti mai più.

  N° 2919 - 4 giugno 2015

                                                 Il Custode