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martedì 30 dicembre 2014

UN UOMO DENTRO I MIEI OCCHI

Sotto questa pioggia fredda e sincera
io fuggo alla cieca
sbattendo contro muri incoscienti
insinuandomi
dentro cento finestre
spente e sbarrate
come un pipistrello in acido
che ha perduto il filo dell'orizzonte.


Sedendo poi
sopra una panchina umida e sola
rammento la comprensione
con la quale, un uomo
mi accettava così come sono
e tutte le parole che pensava...
e non le diceva mai
ma io le ho sempre lette
dentro i suoi occhi attenti.


...Padre mio
perché non le pensi più?...
Perché non ritorni mai?...

Così, vorrei sfiorare per un secondo
i suoi capelli di vento quieto
ma in questa notte di catrame
le mie lacrime si infrangono
contro una nebbia trasparente
e seguo le impronte
che egli ha lasciato nel mio animo
come i sassolini della fiaba
ma non mi portano mai a niente
non mi recano mai a nessuno.


Allora 
sedendo in riva al mare d'inverno
comprendo che quell'uomo
è rimasto intrappolato nel mio cuore
è annegato tra le lacrime dei miei occhi
ed il vento veloce dell'Africa
ha rapito tutte le parole che pensava
le stesse parole che non diceva mai
ma che si leggevano chiare
nei suoi occhi scuri ed attenti...


...Potessero le stelle del cielo notturno
parlarti di questo mio dolore violento
probabilmente comprenderesti le ragioni
per le quali dovresti tornare...

  

  N° 822 - 14 novembre 1988
                                                       

                                                    Il Custode

sabato 27 dicembre 2014

UN ULTIMO GIORNO DI VIAGGIO

D’improvviso ti stringo la mano
e sento che è fatta di polvere
e scivola e poi si alza ancora
al primo sbadiglio del vento.

Io non so e non ho imparato
a tenerti più forte sul cuore
è che il cuore mio non esiste
nel petto ho soltanto cenere
rubata ad un cimitero distante
tra i tornanti del mio dolore.

Accadde allorché tu moristi
ed alla tua età non si dovrebbe
sicché io con l’argilla e le lacrime
ho modellato un’anima fittizia.

Cosa ti è mai saltato in mente?
Ed il tuo sangue si infrangeva
tra gli anfratti delle tue vene
nella risacca dentro i tuoi occhi
e sembrava tu mi volessi parlare
ma non sapevi risalire la corrente.

Eppure, bambino, tu mi manchi
come se te ne andassi ogni istante
sebbene sia svanito nella notte
per quell’ultimo giorno di viaggio.

La figura che bacio con garbo
ha la forma della tua ombra
ed io la ho amata a tal punto
da innamorarmi della oscurità
e la luce che tu mi raccontavi
è una leggenda oramai tramontata.

Io ti ascolto e però la tua voce
è la eco di una mia antica pazzia
uno scrigno racchiude i tuoi sogni
quelli che noi non abbiamo vissuto.

Il mio ricordo diventa un macigno
che sollevo con maggiore fatica
sicché, bambino, io ti amo
e non importa che tu sia un miraggio
ciò che importa è che ti abbia cullato
nel tuo ultimo giorno di viaggio.

  N° 2837 - 27 dicembre 2014

                                                         Il Custode

venerdì 26 dicembre 2014

L'ANGELO

Stelle indisciplinate
ed una luna bellissima
questo cielo mi tenta
ma la tentazione è peccato
e adesso che sono angelo
io devo essere cauto.

Quante anime sole
in questa limpida notte!
E lacrime, infine sospiri
si insinuano nel mio cuore
e c’è chi muore, chi nasce
mi occuperò di questi ultimi.

Annuso sbuffi d’amore
sulle vibrisse dei gatti
che nessuna colomba di pace
potrebbe mai prevaricare
quel senso di sublime poesia
davvero è incomparabile.

Gli umani credono e pregano
hanno uno strano destino
giustificano ogni tragedia
quasi fosse qualcosa di ineluttabile
si preparano alla resurrezione
ma non saranno che cenere.

Questo mondo è perfetto
un capolavoro di forme
di colori ed ancora profumi
che mescolano, dopo si sfaldano
e questo paesaggio mi tenta
ma la tentazione è ingannevole.

Le ali sono di antrace
si fondono in fondo alle tenebre
e adesso che sono angelo
io non posso più bestemmiare
che se soltanto Iddio esistesse
non me lo perdonerebbe.

Lontano, oltre la nebbia
il paradiso mi attende
è fatto di spine e di nuvole
e canti che danno la nausea
ma io prediligo il tuono
ed il tonfo dei delfini nel mare.

Stelle che adesso si chetano
in grembo ad una magica luna
la pece si scioglie sui monti
al calore del sole levante
è tempo di tornare al mio nido
a sognare d’essere vivo ancora.

  N° 2836 - 26 dicembre 2014

                                                         Il Custode

giovedì 25 dicembre 2014

LA DAMA NERA

La tua bellezza magnifica
è fonte di maledizione
nessuno ti seppe vedere
oltre il tuo viso sublime.

Eppure in fondo al tuo sguardo
possiedi un intero universo
di stelle che cadono al suolo
di lune che accolgono il cielo.

Frammenti di distanti epoche
tu, dama di nera sventura
agognata da demoni e streghe
venerata dal Signore dei tempi.

Amarti sarebbe assai semplice
nella notte profumata di oblio
una immensa pianura di croci
ecco il talamo dove mi attendi.

Hai la voce che pare un lamento
un sospiro di banshee bambina
io sento la tua eco chiamarmi
per condurmi al lago di Ophelia.

E rammento, io rammento ancora
la rosa, il lupo e Isabeau
mi inoltrerei sulla via del castello
ma come potrei mai ritornare?

Tu, dama di nero ghiaccio
eppure fiamma per il mio cuore
la tua bellezza è rimpianto
la mia vita soltanto leggenda.

  N° 2835 - 25 dicembre 2014

                                                          Il Custode

martedì 23 dicembre 2014

VAI

Chiudi tutte le tue parole
dentro un fazzoletto di seta
affinché io non possa sentirle
che sentirle sarebbe inutile
fa’ che non escano più
da quel pezzo di stoffa ed oblio.

Dopo raccogli i tuoi sogni
e vai dove ti recano gli occhi
fermarti parrebbe insensato
sicché fingo di non vederti
o forse non è che il risveglio
dopo anni di cecità assoluta.

Disegna il messaggio di addio
sopra i tuoi campi di nuvole
quale che sia il suo significato
pare che giunga tardivo
nessuno ha una tale vista
che arrivi fino al tuo cielo.

Adesso che semini lacrime
io avrò una pozione da bere
sarà il dono dell’immortalità
benché io sia morto da secoli
supplicarti per me è sconveniente
restituiscimi il mio amore poi vai.

  N° 2834 - 22 dicembre 2014

                                                         Il Custode

domenica 21 dicembre 2014

ECCE HOMO

Io odio
dunque uccido
e mi diverte
poiché sono malvagio
un assassino perfetto.

Invento guerre
creo supplizi e torture
bramosia del sangue
appagamento sublime
nel dispensare terrore.

E distruggo
senza provare pietà
con il consenso dei santi
la benedizione di Dio
che ha imparato a temermi.

Sono un uomo
codardo e presuntuoso
però rifuggo l’amore
che saprebbe come svelare
quanto io sono debole.

  N° 2080 - 8 maggio 2012

                                                   Il Custode

sabato 20 dicembre 2014

QUESTO AMORE SUBLIME

Raccontato da te
questo amore è sublime
sicché io siedo ed ascolto
ed incomincio a sognare…”

Adesso, scritte su di un foglio
sembravano un epitaffio
quelle speranze in frantumi
come cristallo sul pavimento.

Allora egli prese quel foglio
lo avvicinò al caminetto
e quando prese a bruciare
vi si accese una sigaretta.

Seduto a gambe incrociate
osservò quelle voraci fiamme
nutrirsi delle parole pensate
che presto si fecero cenere.

E quando volò, la cenere
si mescolò al fumo e al dolore
il fumo della sua sigaretta
il dolore nella sua anima.

Raccontato da te
questo amore è sublime…”
Eppure lui non lo ricordava
come non fosse mai accaduto.

  N° 2833 - 20 dicembre 2014

                                                         Il Custode

venerdì 19 dicembre 2014

DEJA' VU

               ...Come un vecchio dipinto
               preso in custodia dal tempo
               ora torna a temperarsi
               una lurida baracca
               sull'argine di un fiume secco.

               Molassana è sempre là
               con la sua miseria
               e la sua vita senza sbocchi
               e quella baracca
               che osservò i miei primi passi
               ora è legna da ardere
               nei freddi pomeriggi d'inverno...

Quanto pareva bella la nuova dimora
chiusa nel cuore operoso
di Sampierdarena
allora quasi scordai
le vecchie disgrazie...
...il fuoco sulla schiena
(povera sorella mia fragile)
le pesanti accuse...

E nessuno voleva credermi
quando gridavo disperato:
<<Non è stata colpa mia!...>>

         ...Colpa mia?...

No, non è stato così
ma cosa conta, oramai, la verità
a distanza di tanti anni
tanti quanto
non sono riuscito a far sì
che qualcuno mi credesse.

Ma la miseria
non mollava la presa
così persi tre anni
in un triste collegio
dove le grida di suore cattive
mi rendevano crudele e testardo.

E mentre il loro battipanni
picchiava con violenza su di me
io gridavo
e bestemmiavo contro di loro
ed il loro fottuto Dio...

            Stronze puttane!

E più loro picchiavano
fino a lacerarmi le carni
più io gridavo
e bestemmiavo:
...<<Andate a farvi fottere, troie
andate a farvi fottere
dal vostro Dio menzognero!>>...

E non ci riuscirono
non riuscirono a piegarmi.

Quando fuggii la prima volta
implorai i miei genitori
di non riportarmi laggiù
in quel maledetto paradiso
velato di malvagità
ma non mi ascoltarono
ed io
fuggii una volta ancora
così non tornai lì dentro
perché dissero
che ero un cattivo esempio
per quel branco di marionette
che seguivano tranquilli
ogni loro dire.

Ma non m'importava
io ero felice, finalmente
perché avevo vinto
la mia prima battaglia.

Poi ci furono tempi migliori
ma non riuscii, comunque
a liberarmi
da questa ossessionante tristezza.

Nel tempo in cui
credevo ancora nell'amore
mi smarrii in un oceano idilliaco
colmo di isole ed avventure
e per ognuna di esse
qualcuno trafisse il mio cuore
con un pugnale infiammato
e dalla punta avvelenata.

E furono solo fallimenti
colmi di dolore
...di rimpianti.

Oh, no!
Arrivò poi lei...R.N. '59
l'unico raggio
di un sole caldo e lucente.

           Oh, Satana!
           Dove sarà mai
           la mia dolce Raffaella?

Ci fu
la donna bambina
quella che divenne mia moglie
...quale grave errore!...

Ed è triste fare finta di nulla
cancellando tre anni penosi
inventandoli
come un'esperienza in più.

Fu lei l'artefice
della mia vigliaccheria
della mia paura
di credere al sorriso
di un'altra donna
fu lei che mi regalò
il terrore di essere infelice.

           ...O è, forse
           il terrore di essere felice?...

Poi
in un inverno freddo
freddo soprattutto nell'animo
se ne andò
il mio uomo preferito
...mio padre.

Così rimasi disperatamente solo
e schiavo di una nuova colpa.

        ...Se n'era andato
        nel preciso istante in cui
        io avevo compreso chi era
        come si chiamava
        e per quali ragioni
        dovevo amarlo profondamente.

Allora
restai una notte intera
seduto accanto a lui
lievemente appoggiato
sulla sua bara ben lavorata
ma non piansi
non so il perché
riuscii solo e finalmente
a chiedergli scusa:

         <<Scusami padre,
         perdona tutto il male
         che sono stato capace
         di recarti...>>

               Oh,Satana!
               Ti prego
               fa ch'egli m'abbia compreso!

.....................................................................
.....................................................................
.....................................................................
.....................................................................

Ed eccomi ora qui
perso in un paese lontano
lontano da Genova
...la mia Genova adorata!

Oltre la cortina di fumo
ed il mare civile
di una grande città
a rivivere i momenti passati
come fossero
un tragico dejà vu.

E non ce la faccio
né qualcuno mi ascolta
né qualcuno
mi aiuta a morire.

            ...Come potrei, quindi, morire?...

Almeno abbiate pietà di me
lo imploro a te Chiquitita
lo supplico a te Querida
ed a te "Zio"
almeno voi che mi comprendete
abbiate pietà di me...

              ...Di me?...

  N° 773 - 14 gennaio 1988

                                                   Il Custode

domenica 14 dicembre 2014

ACIDO

Dimmi cosa si prova
a viaggiare con la mente
tra le nebbie del tuo acido
quanti colori e quanti dolori
riesci a vivere
credendoli solo immaginazione?

Dimmi cosa si sente
dentro il tuono della tua pazzia
un rumore tanto violento
da prevaricare il grido
del tuo bisogno di vita.

Dimmi cosa si vede
oltre il muro della tua debolezza
e per quali dolori
o quali malinconie
hai bruciato la tua personalità.

...Ma tu non provi niente
non senti e non vedi più
incatenata dalle tue pastiglie
la tua umanità è svanita
lasciandoti sola
...un vegetale
dentro il tuo mondo
apparentemente comprensibile...

  N° 851 - 7 giugno 1989

                                              Il Custode

venerdì 12 dicembre 2014

LE RUGHE DEL GENERALE

Solcano il suo viso antico
come fossero profonde trincee
che attraversano ed incidono
uno sconfinato campo di sterminio.

Solcano il suo viso severo
ed ogni lacrima che precipita
diventa lago salato e dopo oceano
dove affondano i suoi ricordi.

La eco delle urla disperate
sono tuoni assordanti dentro la testa
è attraversato lo sguardo stanco
da lampi violenti e violente visioni.

Quanti soldati ha visto morire!
Corpi incastrati nel filo spinato
sogni spezzati dalle baionette
quanti soldati ha mandato a morire!

Il generale adesso non parla
e scivola giù dal suo sigaro
la cenere diretta alle ginocchia
fiocchi di neve dipinta di antrace.

Il generale non sa cosa dire
ai pensieri che lo percuotono
eppure un tempo aveva mille parole
da dire a ragazzi destinati al macello.

Un mantello di tenebre e stelle
cala il sipario delle sue palpebre
mentre sfilano ombre e boati
poi si allontanano come fantasmi.

Il suo cuore, alla fine sconfitto
dalle battaglie che ha tollerato
dalle medaglie unte di sangue
il suo cuore alla fine si quieta.

  N° 2832 - 12 dicembre 2014

                                                         Il Custode