D’improvviso
ti stringo la mano
e sento che è fatta di polvere
e scivola e poi si alza ancora
al primo sbadiglio del vento.
Io non so e
non ho imparato
a tenerti più forte sul cuore
è che il cuore mio non esiste
nel petto ho soltanto cenere
rubata ad un cimitero distante
tra i tornanti del mio dolore.
Accadde
allorché tu moristi
ed alla tua età non si dovrebbe
sicché io con l’argilla e le lacrime
ho modellato un’anima fittizia.
Cosa ti è mai
saltato in mente?
Ed il tuo sangue si infrangeva
tra gli anfratti delle tue vene
nella risacca dentro i tuoi occhi
e sembrava tu mi volessi parlare
ma non sapevi risalire la corrente.
Eppure,
bambino, tu mi manchi
come se te ne andassi ogni istante
sebbene sia svanito nella notte
per quell’ultimo giorno di viaggio.
La figura che
bacio con garbo
ha la forma della tua ombra
ed io la ho amata a tal punto
da innamorarmi della oscurità
e la luce che tu mi raccontavi
è una leggenda oramai tramontata.
Io ti ascolto
e però la tua voce
è la eco di una mia antica pazzia
uno scrigno racchiude i tuoi sogni
quelli che noi non abbiamo vissuto.
Il mio ricordo
diventa un macigno
che sollevo con maggiore fatica
sicché, bambino, io ti amo
e non importa che tu sia un miraggio
ciò che importa è che ti abbia cullato
nel tuo ultimo giorno di viaggio.
N° 2837 - 27 dicembre 2014
Il Custode
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