…E all’improvviso
accadde che io vidi
nel volo degli uccelli
nella loro fuga ordinata
per sfuggire la paura
verso il muso della collina.
Presagio di
sventura
tu stavi immobile
con l’espressione appagata
di colei che pregusta
la vittoria agognata
ed oramai prossima.
Una bellissima
dea
sulla bocca del Monte Calvo
ma siccome premonizione
io sapevo il mio cammino
nell’ignoto e nell’oblio
nelle tenebre profonde.
Avevo il
piglio eroico
di colui che affronta
un destino che è avverso
ma i tuoi artigli di ghiaccio
i tuoi occhi di catrame
erano la mia ricompensa.
Sicché tu
fosti amore
e tu fosti odio
fiamma di un candelabro
che bruciava la mia pelle
e si fermava
dopo bruciava ancora.
Eppure io adoravo
il tuo sadico supplizio
e con la penna e il calamaio
ne descrivevo i contorni
sopra il pentagramma
sulle voragini nei tuoi polsi.
…E all’improvviso
accadde che io vidi
nel terrore disegnato
nello sguardo dei cerbiatti
e non seppi cosa dire
mentre mi dicevi addio.
Una statua di
salsedine
io diventai tale
quando, trascorsa la notte
ritrovai la mia solitudine
con il cuore che recitava
mentre l’anima divenne muta.
N° 3293 - 6 luglio 2017
Il Custode
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