Sicché tu eri
già qui
chissà da quanto tempo
prigioniera dentro l’anima
che non aprivo da secoli.
Ma insolente,
la notte
mi ha costretto a vederti
mostrandoti come una stella
mentre in realtà sei la vita.
Io volevo
spazzare la polvere
posata sulle mie cicatrici
ma appena fuori, sulla veranda
ti ho vista vagare il cielo.
Bella tu,
sopra la rupe
dipinta dalla luna piena
allora l’anima è implosa
e ti ha permesso di uscire.
Adesso tu
siedi al mio fianco
come una tigre mansueta
ed il tuo amore ha il profumo
di cenere del mio antico dolore.
E non ti
chiedo il tuo nome
quale importanza può avere?
I miei occhi ti sanno da sempre
ed il mio cuore ancor più.
N° 3301 - 15 luglio 2017
Il Custode
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