Il suo viso
mi ricordava una tempesta
navi e fulmini
in balìa di onde voraci.
L’oceano era
mite
ma dinnanzi alla sua ombra
diventava ira
e sangue, e ancora delirio.
Si dichiarò
strega
ma non era che illusione
seppure ne avesse
la malinconica, struggente bellezza.
Fece pozioni e
fatture
per imprigionare le anime
ma bastò il suo sguardo
ed io fui perduto in eterno.
E la notte
bruciava
come i falò nella foresta
quanto i suoi occhi
di pipistrelli in cerca di cibo.
Lei fu l’amore
la follia prima della caduta
ma il suo nome mi sfugge
o forse non lo so pronunziare.
E scelse il
silenzio
per non destare il suo cuore
che piangeva il bisogno
di amare e di essere amata.
N° 3296 - 8 luglio 2017
Il Custode
Nessun commento:
Posta un commento