La danza delle
spighe di grano
in una giornata assolata
sembrava un omaggio al tuo sguardo
al tuo corpo di fragile giunco.
E tu eri
talmente bella
che il mio cuore pareva imprecare
poi si chetava oramai rassegnato
a dipendere da ogni tuo bacio.
Il profumo
dell’erba umida
impregnava i nostri respiri
e se quella non era magia
era certo qualcosa di simile.
Fu però un
amore maledetto
da fare frammenti dell’anima
mentre il lago ammiccava ai tuoi seni
i miei occhi erano bambini estasiati.
Sicché tu
scegliesti quel nome
con cui marchiasti le mie vene
e le streghe, i poeti ed i demoni
si compiacquero della tua astuzia.
Come potrei
mai dimenticare
il lupo, la gazza e la neve?
E molto umili, quasi fatti del nulla
i nostri pensieri erano nebbia, poi cenere.
Fu comunque un
amore selvatico
un romanzo che non ebbe finale
forse tu saresti stata per sempre
ma adesso non ha più importanza.
N°
3134 – 7 giugno 2016
Il Custode
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