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giovedì 30 giugno 2016

L'ANNO DELLA TIGRE

E la notte venne squarciata
dalla luce che vi si insinuava
le nuvole, di aspra salsedine
indossavano un vestito di tenebra
fu così che il suo primo vagito
ebbe il suono di un ruggito tremendo.

Verso ovest, perché oltre era il nulla
dove la luna tingeva gli scogli
egli nacque, ma lo fece per noia
per l’egoismo di una madre distratta
dopo raccolse in un fazzoletto lindo
sterili sogni e promesse da dire.

Tra le zampe di pipistrelli veloci
teschi e zolle di terra sconsacrata
per adornare la sua culla nera
per vedere i suoi occhi scintillare
e lontano, all’estremo Oriente
si celebrava l’anno della tigre.

Non seppe qual era il suo destino
ma lo teneva come gli appartenesse
egli crebbe in un delirio gotico
con uno sguardo di misterioso enigma
egli amò, ma solamente per dispetto
poiché amare era debolezza e oblio.

Luglio era stanco, pronto ad abdicare
a ritornare nel regno del silenzio
oramai uomo, seduto in riva al lago
egli posò un ricordo sopra una ninfea
e soffiò il vento dei suoi polmoni
un uragano a spettinare la pianura.

Ed uno scricciolo gli sussurrò qualcosa
egli pensò di quando era un lupo
allora pianse sangue di stelle e ruggine
poi si nascose nel castello di Salem
e lontano, all’estremo Oriente
si malediva l’anno della tigre.

  N° 3148 – 30 giugno 2016

                                                Il Custode   

mercoledì 29 giugno 2016

ABITO L'OSCURITA'

Abito l’oscurità
da quando, per puro caso
ho violato la tua anima
e l’umidità delle tue lacrime
è penetrata nelle mie ossa.

Adesso, io mi domando
come spengere l’ultima fiamma
che distante, in qualche anfratto
ancora oggi riduce in cenere
i residui dei miei pensieri.

Intanto chiudo gli occhi
affinché nella mia grotta
nessuno mi possa disturbare
e però, nel buio profondo
io rivedo ovunque il tuo viso.

Sicché mi quieto
tranquillo come chi è morto
d’altronde è così che mi sento
dal momento in cui ti ho perduta
senza averti trovata mai più.

  N° 3147 – 29 giugno 2016

                                              Il Custode

martedì 28 giugno 2016

LA TRISTE NOTTE

Fu a causa di un errore del vento
quando volle schiarirsi la voce
che le lucciole in volo nel bosco
precipitarono in fondo al ruscello
e la notte, rimasta sola nel buio
si smarrì in un sentiero sinistro.

Ed allora chiamò forte la luna
che faceva moine agli amanti
in posa, come una stella del cinema
ammaliava di sguardi falene e grilli
sicché, abbandonata al suo destino
la notte pianse gocce di cenere.

Sulla strada che pareva di pece
una bambina raccoglieva i suoi sogni
ma resa cieca dalle fitte tenebre
non si avvide del pozzo profondo
e la notte tentò di afferrarla
prima che lei svanisse sul fondo.

E sul fondo un orco aspettava
tavola imbandita di vino e di spezie
e la notte pensò: <<E’ colpa mia…>>
quando vide schizzare via il sangue
<<Perché mi uccidi?>> domandò la bambina
l’orco disse d’essere nato per quello.

Ed un viandante vestito di amianto
si fermò fra le spighe di grano
e la notte bisbigliò al suo orecchio
ma egli era sordo dall’amore perduto
egoista nel calpestare i suoi ricordi
in un campo seminato di nostalgia.

Nella sua sacca un solo tozzo di pane
stantio e raffermo quanto il suo cuore
e dentro gli occhi di mare in tempesta
onde violente come sputi di disprezzo
che bagnarono le gote della notte
ed i suoi seni che allattavano i lupi.

Richiamata da lamenti disperati
essa raggiunse il dirupo sull’oblio
lassù una donna celebrava il suo dolore
la solitudine nel grembo della notte
e spalancò le sue ali di porcellana
troppo pesanti per volare dentro il cielo.

Infine la notte si adagiò tra i monti
nauseata dal delirio respirato
attese il sole, e con il sole il giorno
poi si tagliò, con una scheggia di quercia
le sue vene dal profumo di salsedine
e decise, alfine, di non tornare mai più.

  N° 3146 – 28 giugno 2016

                                                 Il Custode

sabato 25 giugno 2016

FUNAMBOLA

Funambola dentro il mio sguardo
io attendo che tu cada
per fermarti e restare
sulle mie labbra che t’amano.

Sicché il tuo viso perfetto
sarà la meta e il delirio
di ogni bacio che io spendo
ogni parola che io immagino.

Ed il tuo profumo da estasi
sarà la follia persistente
che penetra le mie narici
e non mi fa ascoltare altro.

Adesso, a camminare il mio cuore
tu sei il pensiero che domina
l’anima e le mie mani
che si perdono sulla tua pelle.

  N° 3145 – 25 giugno 2016

                                                Il Custode

mercoledì 22 giugno 2016

MILA

Che cosa ne sarà stato
del dolce sorriso di Mila
rinchiusa dentro il vagone
destinato alle bestie al macello?

E dopo un viaggio trascorso
in mezzo al lezzo ed alle lacrime
oltrepassò il cancello del campo
dove il lavoro non la rese libera.

C’era una luna offuscata
da polvere composta di mille nomi
quando lei scese le scale
e in fondo alle scale, le docce.

Sicché entrò nella stanza
calpestò il pavimento di ghiaccio
in un istante lei divenne stalattite
e presto si trasformò in cenere.

Pare che lei piacesse ai santi
che la contendevano ai demoni
dunque, ovunque sia andata
l’attese un regno ed un trono.

E qualcuno infine asserì
che lei era in realtà immortale
e nascosta sotto la giacca del vento
si fece gioco dei suoi aguzzini.

  N° 3143 – 22 giugno 2016

                                                Il Custode

lunedì 20 giugno 2016

QUELLA DONNA

Quella donna è bellissima
dagli occhi di corvo in calore
e dalle labbra che ti divorano
e sotto la gonna, le gambe
di giunco in balìa del vento
che le accarezza eccitato.

Quando la vedo, mi fermo
ed incomincio a sognare
ad immaginare visioni e parole
che sono alquanto scabrose
proibite quanto il suo nido umido
che odora di rosa selvatica.


Io cerco di non pensare
però quella donna mi piace
e pur di averla soltanto per me
io sono disposto ad uccidere
a scontare la pena dovuta
e dopo uccidere ancora.

Non conosco il suo nome
ma quale importanza può avere?
Se soltanto guardo il suo viso
io precipito in fondo al delirio
nel desiderio che mi rende folle
e mi brucia e mi trasforma in cenere.

  N° 3142 – 20 giugno 2016

                                              Il Custode

domenica 19 giugno 2016

FIUME DEI PROFUMI

Ti aspetto sempre, amore
ad ogni aurora ed ogni tramonto
seduto sulle sponde silenti
ancora umide di brina e di sospiri
quelli che noi abbiamo pensato
mentre infuriava la guerra.

Adesso si chetano le anime
un tempo infettate dall’odio
ed io posso osservare le acque
dalle quali ti vedrò emergere
per lenire le ferite ed il dolore
fra le tue braccia ed i tuoi seni.

Nessuna donna è più bella di te
dentro l’orizzonte dei miei occhi
sicché il cuore implode tumulto
nell’immaginarti sopra il sampan
a solcare il fiume dei profumi
in direzione delle mie labbra.

Perché io ti amo da morire
ho resistito al gelo dell’inverno
ai monsoni ed alla torrida estate
dentro i tunnel o nelle trincee
dove ho speso lacrime di sconforto
ho esultato alle sanguinose vittorie.

Ti aspetto ogni giorno, amore
e vedo le lune trascorrere
sopra le pietre e la tela delle onde
poiché la notte è nei tuoi capelli
di seta scura e di intensa fragranza
per questa ragione io venero le tenebre.

  N° 3141 – 18 giugno 2016 

                                             Il Custode

venerdì 17 giugno 2016

LA RUGIADA E LA NOTTE

Io sono una piccola cosa
che fende le rughe dell’acero
ma dentro il tuo sguardo stupendo
mi sento padrona del mondo.

Mi crogiolo in fondo al crepuscolo
sopra il filo della sera nascente
e resisto ai capricci del vento
che vorrebbe soffiarmi lontano.

Tu saprai come prenderti cura
dei miei occhi fragili e lucidi
sfregiato dalla magnifica luna
il tuo grembo è un’alcova sicura.

Sotto il sole io sarei perduta
condannata a svanire all’istante
nell’oblio rovente e misterioso
di un inferno che nemmeno conosco.

Il tuo cielo mi ha lacrimata
mentre tu scendevi all’orizzonte
e adagiata sopra questa foglia
io mi sono innamorata di te.

Adesso, o notte, baciami ancora
e non avrò nulla più da temere
solamente questo amaro rimpianto
che ben presto non ti apparterrò più.

  N° 3140 – 17 giugno 2016

                                           Il Custode

mercoledì 15 giugno 2016

DAL NORD

Figlia dei ghiacciai del nord
arrivò sopra una slitta di latta
e siccome non c’era la neve
la creò con un colpo di tosse
e le marmotte ci si tuffavano
ridevano e si tuffavano ancora.

La sua veste di pece profonda
risaltava nel percorso di ovatta
sicché se intendeva nascondersi
corteggiava e circuiva la notte
ma la notte era preda del vento
e nel vento lei smarrì il sentiero.

Ed i secoli trascorsero in fretta
quanto il fuoco che brucia le siepi
lei spalancò i suoi occhi di cera
ed ascoltò il sussurro degli alberi
e l’orizzonte diventava plumbeo
il suo cuore un carillon inceppato.

Appena vide il bagliore del lampo
si coprì il viso con l’ala destra
si domandò cosa fosse quel posto
dove il cielo era sempre in tumulto
e però, se la pioggia scendeva
lo faceva per dipingere i campi.

Sulla pianura sferzata dalla fuliggine
lei implorò la luna di ritornare
ma si sciolse nel calore invadente
dell’amore quale promessa vana
e le api raccolsero i suoi pensieri
per recare il suo nome distante.

Tra i ghiacciai qualcuno la attese
ed inviò un gabbiano a cercarla
ma nessuno vide più le sue labbra
né ricordò il suono della sua voce
dove morì, in una pozza lucente
nacque un fiore di porpora e sangue.

  N° 3139 – 15 giugno 2016

                                              Il Custode

lunedì 13 giugno 2016

LETARGIA

All’improvviso sogno
e mi nutro di sogni ovattati
di immagini alla rinfusa
che paiono alquanto bizzarre.

Questa non è la morte
non è nemmeno la vita
eppure ha il sapore allettante
della pace destinata a durare.

Mi addentro nel limbo
un’alcova per i miei pensieri
io dormo e spero sia a lungo
se mi svegliassi sarei perduto.

Non compongo parole
non ho forma né consistenza
mi aggrappo alle amate tenebre
oltre non voglio più esistere.

  N° 3138 – 13 giugno 2016

                                                Il Custode

L'ONDA

Arrivò
e sembrava adirata
quando il fondo del mare
tremò e sputò il proprio odio
però gli uomini, ignari
distesi sulla candida sabbia
non compresero che era la morte.

Quelle isole
erano simili a stelle
dipinte sulla tela dell’oceano
ma spazzate via in un lampo
dalla mano violenta dell’onda
diventarono parte di Atlantide
la dimora di ammalianti sirene.

Si avvicinò
ed aveva gli occhi malvagi
e la gente, nascosta dietro le palme
pregò le sue brevi preghiere
fuggire non aveva alcun senso
era inutile quanto versare
lacrime destinate ai coralli.

Ed era Natale
quando l’acqua sbarcò
collezionando cadaveri e detriti
gonfiò i muscoli e si fece gigante
dopo mostrò lo sguardo altero
per far capire chi comandava
una regina sulla battigia.

Infine si ritirò
siccome esausta dopo la sua sfuriata
e lo fece nel totale silenzio
mortificata per il proprio delirio
e gli scampati, dalla collina
la videro riprendere il largo
e tornare a giocare con i delfini.

  N° 3137 – 12 giugno 2016

                                           Il Custode

sabato 11 giugno 2016

LA CAGNA

Sputa materia viscida e gialla
la cagna che si appresta a morire
si contorce tra spasmi atroci
dopo annega dentro la sua urina.

Sopraffatta dal sangue marcio
che schizza via dalla sua gola
la cagna rincorre ogni pensiero
e si adira perché non li sa dire.

Aveva scelto di andare per sempre
distante dal mio amore insano
e quei sogni che io le ho dedicato
la cagna li ha gettati in una latrina.

La cagna adesso rantola e piange
ed i suoi occhi sono bellissimi
io li guardo e vi trovo il riflesso
del dolore per il quale l’ho uccisa.

  N° 3136 – 11 giugno 2016


                                         Il Custode

giovedì 9 giugno 2016

NEBBIE E SOSPIRI

Impercettibile
eppure talmente profondo
da confondermi
ed in ginocchio, sull’erba
io annuso la nebbia
e con la nebbia, il tuo sospiro.

Soltanto un lieve fruscio
ma tanto mi basta
per ritornare a pensarti
io non vedo, però immagino
parole che sembrano gemiti
sotto le foglie ingiallite.

Chi mai tu fosti…
un ricordo che resta impigliato
sopra la tela del ragno
si agita, dopo precipita
dentro un cespuglio di rovi
per afferrarlo mi pungo le dita.

Adesso io imploro
ed il vento pare ascoltarmi
diventa rabbia, poi furia
una lingua di fuoco nel cielo
un artiglio alquanto affilato
pronto a sgozzare le nuvole.

Soffia verso la nebbia
che fugge per codardia
sicché io ti cerco, ti supplico
ma rimango da solo nel buio
non rimane che il tuo sospiro
inchiodato alle mie labbra.

  N° 3135 – 9 giugno 2016


                                  Antonio Ambrico

martedì 7 giugno 2016

DEL MALEDETTO AMORE

La danza delle spighe di grano
in una giornata assolata
sembrava un omaggio al tuo sguardo
al tuo corpo di fragile giunco.

E tu eri talmente bella
che il mio cuore pareva imprecare
poi si chetava oramai rassegnato
a dipendere da ogni tuo bacio.

Il profumo dell’erba umida
impregnava i nostri respiri
e se quella non era magia
era certo qualcosa di simile.

Fu però un amore maledetto
da fare frammenti dell’anima
mentre il lago ammiccava ai tuoi seni
i miei occhi erano bambini estasiati.

Sicché tu scegliesti quel nome
con cui marchiasti le mie vene
e le streghe, i poeti ed i demoni
si compiacquero della tua astuzia.

Come potrei mai dimenticare
il lupo, la gazza e la neve?
E molto umili, quasi fatti del nulla
i nostri pensieri erano nebbia, poi cenere.

Fu comunque un amore selvatico
un romanzo che non ebbe finale
forse tu saresti stata per sempre
ma adesso non ha più importanza.

  N° 3134 – 7 giugno 2016


                                         Il Custode

lunedì 6 giugno 2016

IL CAMMINO

Vengo da molto lontano
ed è più lontano ancora
che io intendo arrivare
oltre le nubi ed i cieli
dove la gente delira
e pare votata al martirio.

Laggiù io ho visto i re
ed ho visto persino i santi
spartirsi vite e ricchezze
frutto del sudore dei sudditi
dei bambini e degli animali
trattati quale merce di scambio.

Ed ho sentito i racconti
raccontati a persone fragili
e che erano soltanto il pretesto
per far loro coltivare quei sogni
che giacevano sotto le zolle
di un terreno seminato di bugie.

Laggiù io ho raccolto la cenere
con cui dipingere sopra il mio viso
i segni dell’ultima guerra
cenere fredda quanto le parole
di chi indossò simboli di pace
poi colpì chi gli sbarrò il cammino.

Ed ho ascoltato i lamenti
di chi finse un estremo coraggio
e dei saggi che rimasero soli
a crogiolarsi della loro saccenteria
in qualche anfratto, sotto la melma
la loro anima è una latrina putrida.

Vengo da molto lontano
ed è più lontano ed ancora
che io intendo tornare
perché credo di avere fallito
oltre le nubi ed i cieli
alla mercé della prossima guerra.

  N° 3133 – 6 giugno 2016 


                                          Il Custode

sabato 4 giugno 2016

TI AMO...TI UCCIDO

Ti uccido
e non domandarmi perché
nella mia mente distorta
io avrei mille risposte
eppure nessuna di queste
parrebbe davvero plausibile.

Adesso taci, mia cara
risparmia il fiato e le lacrime
ti serviranno per piangere
la tua delusione profonda
e per gridare il dolore
che stritola il tuo debole cuore.

Io sono folle di te
e di ogni tua goccia di sangue
che sfiora le tue labbra salate
dopo penetra dentro le mie
poiché è vero, ti amo
per questo, amore, ti uccido.

  N° 3132 – 4 giugno 2016


                                      Il Custode