Nessun vento
d’estate
ha soffiato pietoso
sulle nostre colline
e sopra i boschi fittissimi
di faggi ed abeti
così non ci fu mai
chi giunse fino a noi
rapido ad annunciarci
il principio della fine
che si apprestava a ghermirci
crudele ed improvvisa
all’arrivo dei soldati
urlanti ed imprecanti
le loro bestemmie ed accuse
di germanica malvagità.
I nostri
partigiani
erano ben nascosti
sopra le montagne
lontani dalle mitraglie
dalla rappresaglia nazista
nei giorni di tempesta
ed è stato così
che siamo rimasti soli
inginocchiati sulla terra
terrorizzati nei visi
nel piazzale che bruciava
davanti alla chiesa
a salutare tra le lacrime
il nostro futuro che sbiadiva
e da noi si allontanava.
E sotto i
raggi impotenti
del caldo sole toscano
i nostri cuori pulsavano
la paura dell’addio
e la testa girava forte
preda della confusione
perché noi non credevamo
che stesse accadendo davvero
ma la morte non ha atteso
ed è scesa su di noi
violenta come la falce
che colpisce a recidere
ogni spiga di grano
fino a farci cadere al suolo
senza rialzarci mai più.
N° 1392 - 24 dicembre 2008
Il Custode
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