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lunedì 14 marzo 2016

FINE DI UN ANGELO

Lei riusciva a percepirlo
il respiro affannato del mostro
che la seguiva nell’oscurità
in quella notte di caldo opprimente
che non sembrava adatta per morire
e d’altronde, lei pensava
che non esisteva mai notte
né alcun giorno in cui si deve morire.

Ed i suoi passi si facevano veloci
tra quelle strade troppo vuote
e tutte quelle finestre sbarrate
cosicché implorare un disperato aiuto
rimase un pensiero utopistico
incollato alla sua mente fragile
ed il lezzo di sudore del predatore
diventava più forte e più vicino.

E non ebbe più tempo per pensare
in quella città deserta ed egoista
poté soltanto tentare di lottare
per abbandonare la sua esistenza
con un’estrema scintilla di dignità
mentre le mani di lui stringevano la gola
ed il suo sesso sondava la sua intimità
ansimando una bestialità malvagia.

Fu così che quell’angelo
adoperò il suo ultimo respiro
e si addormentò sull’asfalto tiepido
carezzata dalla luce dei lampioni
che lacrimavano al suo viso stupendo
ed i suoi occhi di cielo terso
rimasti tragicamente spalancati
ad osservare la sua vita che fuggiva.

  N° 1026 - 31 marzo 2008

                                                 Il Custode

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