“Perché mi uccidi?...”
…ma quella domanda inattesa
rimase sospesa nell’aria
poi tentò di scalare il cielo
in cerca di una risposta.
Non soffiava
un filo di vento
non c’era nulla a cui aggrapparsi
fu così che si tramutò in lacrima
si insinuò in pertugio minuscolo
da cui raggiunse il fondo del mare.
“Davvero non mi ricordo…”
…forse accecato dall’arcobaleno
colpì più volte e proprio sul cuore
nessun rimpianto nel suo sguardo
né alcun sorriso sopra il suo viso.
Un alone di
sottile pazzia
quasi una sbronza senza ritegno
e quel filo di sangue lucente
che scivolava sopra la lama
era un sublime viaggio nell’estasi.
Alla fine lei
chiuse gli occhi
smarrì un respiro tenuto in riserbo
Ed un ultimo lieve pensiero:
“io credevo di vivere in eterno…”
…forse comprese che si sbagliava.
Alla fine lui
mise il broncio
quando scuotendola la chiamò per nome
schegge di ira e di delusione
infine disse con tono sommesso:
“io volevo soltanto giocare…”
N° 2866 - 16 marzo 2015
Il Custode
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