Con il
compasso ed il calibro
tracciò dei solchi profondi
e li volle davvero perfetti
sopra la superficie lunare
affinché nel buio del cosmo
brillassero quasi fossero stelle.
Dopo si fermò
in un canto
per respirare a pieni polmoni
ogni sospiro, ogni lacrima
modellati dagli amanti e dalle sirene
ed annotava sopra un taccuino
le parole sulle quali inciampava.
Figlio di un
Dio indaffarato
egli non conobbe mai il padre
ma cresciuto dall’Orsa Minore
aveva imparato il sorriso
istruito da un delfino nomade
disegnava come ben pochi sanno.
Ma con il
passare dei secoli
si rese conto di essere solo
fu allora che svanì il suo senno
e con esso persino la rotta
smarrito il profumo dei sogni
egli cadde in una voragine.
Dentro quel
labirinto di cerchi
qualcuna provò a chiamarlo
ma non conoscendo il suo nome
si rassegnò e tacque per sempre
e la luna diventò molto pallida
triste, come chi ha perso l’amore.
N° 2872 - 27 marzo 2015
Il Custode
Nessun commento:
Posta un commento