Dicono che
passò veloce
come una scheggia sul muro
e polvere di malta e di mattone
si alzò verso il cielo terso
si adagiò sopra la brezza
sospinta via dalla sua coda.
E contro il
sole, le sue pupille
erano gocce di nera ametista
dicono che morì cento volte
alcune per mano dei ragazzini
altre per astio verso la vita
eppure sapeva risorgere sempre.
Danzava in
bilico sopra le dita
di una bambina dal volto emaciato
solo la bimba sapeva il suo nome
lo ripeteva dopo ogni bacio
dicono che fu un amore speciale
che suscitava invidia e rispetto.
Seppure in
balìa di torture ed abusi
dicono che lei non sanguinasse
ma la sua pelle dai mille solchi
scintillava come prezioso smeraldo
che le signore volevano rubare
per adornare il collo ed i polsi.
Certo ne aveva
viste di cose
da farne un romanzo pieno di pathos
mimetizzata tra i rovi e le aiuole
dicono che ascoltasse in silenzio
ma era discreta e molto educata
sicché tenne per sé i segreti.
Poi scese la
luna e con lei la notte
qualcuno pensò di vederla nel buio
nessuno sa bene che cosa accadde
però quando morì quella bambina
lei la seguì in un sentiero di ombre
e dicono che non volle tornare.
N° 2867 - 19 marzo 2015
Il Custode
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