Scendo la
voragine
alcune volte inciampo
ma mi rialzo in fretta
poiché ho la mia meta
e la devo perseguire.
Mi sbuccio le
ginocchia
mi ferisco le mani
e però non mi importa
il mio sguardo si fa luce
e fende a metà le tenebre.
Ho stalagmiti
di sorrisi
come artigli alle pareti
ed il percorso che percorro
pare non avere fine
io, comunque, devo arrivare.
Adesso e a
miglia di distanza
laddove io sono partito
la luna sbircia i miei pensieri
e racconta a stelle e nuvole
questa mia ultima follia.
Eppure io l’ho
vista cadere
mentre danzava in bilico
sul precipizio del dolore
e si è infranta come un demone
nel silenzio del suo inferno.
Mi è rimasto soltanto
il vuoto
il nulla che odora di oblio
giusto al centro del petto
tra gli anfratti nauseabondi
delle parole oramai cenere.
Scendo la
voragine
fino a dove ha impattato
la mia anima migrante
io lo so, è là nel buio
dentro il buio mio destino.
N° 2850 - 6 febbraio 2015
Il Custode
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