un carillon inceppato
arrugginito dal tempo
ma che tornava alla vita
al suono della tua voce.
Dopo venne il silenzio
quando calò il sipario
e accadde che te ne
andasti
dove io non ricordo
o forse non voglio
sapere.
Io ti amavo tantissimo
lo confessavo alla luna
con un giuramento
solenne
durante la prima notte
che ti ebbi negli occhi.
Ma sono incespicato
sull’amore taciuto
sull’addio che dicesti
e stavo nella voragine
sopra di me, la
solitudine.
Perché non ritorni?
Perché mai dovresti?
Passa un bruco distratto
ed accarezza i miei
dubbi
e beve dalle mie
lacrime.
Ho smesso di amare
lo dico per darmi un
tono
lo penso per ipocrisia
eppure, senza il tuo
viso
il cuore ritorna a fermarsi.
N° 3571 - 20 febbraio 2019
Il Custode
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