ed un lieve sorriso
scivola dalle mie labbra
io lo raccolgo dal suolo
per evitare che il fango
ne faccia una massa
informe.
Io ricordo il tuo viso
quale astratto supplizio
e con le mie mani
sapienti
ne ricompongo il profilo
però non ne sono
convinto
e lo disfo e lo modello
ancora.
Ho una psiche complessa
simile ad un cane da
caccia
che segue le flebili
tracce
lasciate dal tuo profumo
ma con un conato di
vomito
io rigurgito ciò che tu
fosti.
Sei un pensiero costante
al pari di quelle ferite
che non si cicatrizzano
nemmeno cosparse di
urina
neppure con i baci
amorevoli
di una malata di mente.
Ho un’anima instabile
che ti cerca tra i rovi
e non rammenta il
silenzio
nel quale tu giaci
sepolta
si punge e continua a
cercare
mentre tu continui a
tacere.
D’improvviso ti penso
e quel lieve sorriso
diventa rabbia, infine
dolore
allora io lo poso con
cura
sul bordo del
marciapiede
dopodiché lo calpesto con
forza.
N° 3565 - 8 febbraio 2019
Il Custode
Nessun commento:
Posta un commento