delle cicale tra l’erba
nella sera che rendeva
il prato
un’immensa distesa di
tenebra.
E stelle sospese nel cielo
per impietosire la luna
che era intenta ad
amoreggiare
con il riflesso delle
montagne.
Nessun messaggero alla porta
ad annunciare quella
sventura
ed io non perdonai al
destino
di essere stato assai
cinico.
Sicché i tuoi brevi pensieri
esplosero in frammenti
di sangue
e tu decidesti in un
attimo
di congedarti da me.
Allora le cicale tacquero
le stelle crollarono al
suolo
e la luna domandò scusa
e pianse fino a crescere
il mare.
Accadde…e fu oramai tardi
per improvvisare una
lacrima
che tu diventasti cenere
e dopo un ricordo
struggente.
N° 3566 - 11 febbraio 2019
Il Custode
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