prigioniero in queste
stanze?
Io che, dentro questa
casa
sono morto da molti
decenni
tanto che, sotto il
parquet
tutto il sangue da me
versato
è diventato una macchia
di pece.
I ragni appesi alle loro tele
adesso litigano per una
mosca
io li osservo con ciò
che rimane
dei miei occhi, del mio
pensiero
seppure non penso da
molto tempo
da quando ho smesso di
masturbarmi
e di mangiare semi di
canapa.
Io ancora non mi so abituare
all’ululato del vento
d’autunno
che a volte entra dalla
finestra
per cercare un po’ di
riparo
e mi spaventa, e mi
infastidisce
sicuramente più del
borbottio
della teiera dimenticata
sul fuoco.
Testardamente cerco il mio cuore
rimasto in mano
all’ultimo amore
fuori è la notte, forse
già primavera
però le mie ossa sono
ghiacciate
io, tra la polvere e
l’odore di muffa
coltivo il silenzio per
evitare
che qualcuno si accorga
di me.
N° 3575 - 28 febbraio 2019
Il Custode