un gradino poi l’altro
lasciando alle mie
spalle
quel senso di sicurezza
che dava la luce
filtrante
al di là della porta
socchiusa.
Ed il buio si faceva fitto
sicché la mia ansia
cresceva
il fondo era così
profondo
da sembrare
irraggiungibile
ed aveva l’odore acre
della vita che sta per
finire.
L’umidità e la percezione
di un soffocante terrore
laddove poggiavo i miei
piedi
tra scricchiolii e
lamenti stridenti
dei ragni, persino degli
scorpioni
schiacciati dalle mie
suole.
Il fondo era così profondo
che pareva non avere
fine
la sua acqua di lezzo
stagnante
mi raggelava la pelle
fuggire mi era oramai impossibile
la salvezza era mera
utopia.
Io so che il mio destino
si avvicinava all’oblio
la morte mi stava
aspettando
o forse io aspettavo lei
ma non aveva importanza
purché tutto avvenisse
in fretta.
Ho sceso le scale
e non ricordo null’altro
se non il fondo profondo
che inghiottiva i miei
passi
i miei pensieri e i
respiri ultimi
e tutto ciò che io fui.
N° 3380 - 15 maggio 2018
Il Custode
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