come sulla pianura
emiliana
il polline si lascia
cullare
dalla brezza primaverile
da qualche parte, nel
cuore
ho l’impronta della tua
bellezza.
E venne un’intensa notte
che presto io dimenticai
i miei ricordi, il mio
nome
persino il nome della
luna
e venne un intenso
delirio
a condurmi alle tue
labbra.
In fila sul tuo davanzale
le tracce lasciate dai
demoni
quelli che avevi scacciato
dalle pagine del tuo
diario
in fila davanti alla tua
porta
le briciole del mio
desiderio.
Ed io, fermo sulla rotaia
componevo poemi e
romanze
poiché pareva l’unico
modo
per fare che tu mi
vedessi
ed io, fermo sulla tua
pelle
mi sentivo davvero appagato.
Non fu magnanimo, il tempo
e nemmeno le onde del
mare
che spazzarono da sopra
la sabbia
l’ombra dell’ultimo
bacio
non fu magnanimo,
l’amore
che mi trascinò via da
Salem.
N° 3379 - 12 maggio 2018
Il Custode
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