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domenica 13 dicembre 2020

VIA DEI PESCATORI

Ho aspettato cent’anni
seduto sopra una bitta
e il vento, come uno schiaffo
scendeva sulla banchina
sicché bestemmiava, l’onda
che voleva soltanto dormire.
 
Il fumo della mia pipa
faceva tossire i gabbiani
e questi si alzavano in volo
imprecando strane parole
in aramaico o forse sanscrito
qualcosa che non potevo capire.
 
La città mi mancava da morire
seppure fossi morto da tempo
e nessuno pareva ascoltare
i lamenti che io raccontavo
allora provavo a trascriverli
sulla chiglia di una nave in rottami.
 


Ogni tanto un gatto passava
attirato dal mio odore forte
di salsedine, oppure di pesce
giacché io affondai nelle acque
ed accadde in una notte piovosa
che nessuno mi vide annegare.
 
E sognavo sogni sgualciti
che rammendavo come le reti
nella via era un continuo cianciare
di pescatori e prostitute invecchiate
io pensavo che mi mancasse davvero
quella vita che avevo perduto.
 
Ho aspettato, adesso è il momento
devo andare, e non conosco la meta
c’è il silenzio dove sono diretto
e nessuno con cui litigare
io mi addentro dentro quel mondo
e già so che mi annoierò a morte.
  
  N° 4288 - 13 dicembre 2020
                      
                                                   Il Custode

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