Sono il fantoccio morto
di freddo
sopra le nevi sovietiche
mentre marciavo nella
bufera
diretto ai campi, in
Siberia
scortato dall’armata
rossa.
Io osteggiavo il comunismo
la malvagità dei
compagni
il regime mi derubò di
ogni cosa
dei miei affetti, dei miei
averi
promise di dividerlo con
il popolo
però il popolo non ebbe
mai nulla.
E milioni di disperate
anime
persero la dignità, poi
la vita
nella distante regione
dei ghiacci
nelle miniere oscure e
profonde
coloro considerati
nemici di classe
non ottennero alcuna
pietà.
Eppure, e a distanza di anni
la mia memoria viene
infangata
poiché ancora la gente
si indigna
per i crimini dei
nazi-fascisti
ma la mia morte è
trascurata
alcune volte,
addirittura, giustificata.
Ma come chiunque, io avevo sogni
distrutti per il volere
di Lenin
e non si commemora che
l’olocausto
quasi che io non fossi
mai esistito
perché nacqui dalla
parte sbagliata
rispetto a quella che
governa il mondo.
N° 3372 - 29 aprile 2018
Il Custode