Dimenticare…
che fu un inverno mite
a due soli passi dal mare
ed i granchi posavano al sole
in mezzo alle barche arenate
sulla sabbia del bagnasciuga.
Io, nel
frattempo
annusavo l’odore della neve
che giungeva dalle tue strade
dalla piazza sotto il castello
dove le persone, come formiche
camminavano senza una meta.
Era opaco il
tuo cielo
distante dal sole insolente
che bruciava oltre i caruggi
ma l’amore, sublime fastidio
aveva la luce del tuo profilo
sicché presi la via della pianura.
Nella stazione
minuscola
gli studenti e la stupida gente
dispensavano ignoranza e ironia
sopra i nostri vestiti di tenebra
ma io non pensavo ad altro
che respirare la tua bellezza.
Le tue
dolcissime labbra
i tuoi capelli di seta nera…
facevano invidia alla notte
quella in cui tu fosti mia
io lo so che la luna mi odiava
perché le rubavo i tuoi baci.
E le stagioni
trascorsero
lungo i canali, sopra le lapidi
i gabbiani in bilico all’orizzonte
hanno lo sguardo imbronciato
come se avessero oramai imparato
che senza di te non è vivere.
N° 3236 - 20 gennaio 2017
Il Custode
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