Graffio con
rabbia il cemento
che tiene unite le pietre
le unghie cadono al suolo
sanguinano, dopo ricrescono.
Perché io
sento le voci
che giungono da oltre il muro
sento sorrisi e un gran cianciare
e pare che sia la vita.
Perduto dentro
la nebbia
nell’umido di queste tenebre
<<Chi siete…>>, Adesso domando
<<…voi che sembrate davvero
felici?>>.
Soltanto un
buco minuscolo
scavato grazie alla mia tenacia
ma mi è sufficiente a vedere
il mondo nel quale voi vivete.
È fatto di
colori e di profumi
qualcosa a me sconosciuto
luce accecante e melodie ancestrali
affascinanti quanto il delirio.
Allora tento
con maggior vigoria
di abbattere quel muro robusto
affinché io possa abbandonare
questo luogo di miseria nell’anima.
Io vi chiamo e
voi non mi ascoltate
quasi che io fossi un fantasma
la mia voce diventa una eco
che le nuvole mi riconsegnano.
Io vi imploro
e mi prostro a voi
e al diavolo la mia dignità!
voi comunque rimanete distanti
e io destinato a morire da solo.
N° 3197 - 3 ottobre 2016
Il Custode
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