Ho freddo
benché dentro al petto
danzino fiamme robuste
ciononostante, il mio sangue
diventa stalagmite e rubino.
E respiro
sussulti ad intermittenza
sotto questo cielo immobile
come un astratto dipinto
di luci e colori alla rinfusa.
L’erba è
bagnata
di brina e delle lacrime
il suo odore acre e salato
mi entra nelle narici
si mescola alla polvere da sparo.
Adesso io lo vedo
il mio bastardo giustiziere
annuso il sorriso compiaciuto
di colui che si crede invincibile
con un fucile, con la crudeltà.
Chiudo gli
occhi
non è per vigliaccheria
ma è la rabbia che monta
nel sentirlo toccare i miei arti
e non poterlo azzannare.
Infine io
muoio
con odio, con tanto disprezzo
un lupo che cantava alla luna
ucciso da un vile assassino
solamente per farne un trofeo.
N° 3250 - 2 marzo 2017
Il Custode
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