In questa casa
lacrime appese alle pareti
e si insinua la nebbia
dalla fessura sotto la porta
sebbene non sia stata invitata.
Dentro
un’arbanella
la eco di antichi sospiri
sembrano lucciole in gabbia
che picchiano la testa sul vetro
dopo graffiano e perdono sangue.
E le ombre
siedono
con garbo alla tavola spoglia
e nei bicchieri giace la polvere
oramai pallida e smunta
da una veglia che dura da secoli.
Chissà cosa
sogna
il ragno che tesse la tela?
Ogni tanto ridiscende a valle
per rubare un tozzo di pane
raffermo e ricoperto di muffa.
Rimpiango le
tenebre
dove a volte io ero felice
la luna, dietro il dipinto
ha lasciato un alone marcato
sopra il muro di cielo plumbeo.
E le ombre
sorridono
dei miei pensieri senza destino
ogni volta che vorrei fuggire
e però, quando apro la soglia
fuori c’è soltanto l’oblio.
N° 3259 - 30 marzo 2017
Il Custode
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